venerdì 20 dicembre 2013
La Piazzetta a Calcata
Stasera facciamo una capatina a La Piazzetta insieme ad una coppia di amici, che giorni fa non c'è riuscito di andarci. Non per colpa nostra: il mercoledì a pranzo è chiuso.
Gianluca Aphel ci accoglie con la cordialità che lo contraddistingue e che contribuisce a renderlo un chef di successo: i premi ricevuti dal suo ristorante si sprecano. Ma si aspetta altrettanta simpatia da te e non gli dispiace se condividi le sue idee politiche. Per farti un'idea del tipo puoi cercarlo su Facebook: è uno chef social e gli aggiornamenti sul suo diario sono numerosi e puntuali.
La Piazzetta è un locale rustico e verace come le pietanze che si possono gustare: consigliamo le salsicce fatte personalmente da Gianluca e praticamente tutti i primi piatti, anche se abbiamo una passione smodata per la pasta e fagioli. Ottimi formaggi locali, ottimo prosciutto tagliato a mano. Buono il vino sfuso: sincero!
domenica 15 dicembre 2013
Santa Severa e Santa Marinella
Domenica di beneficenza: ci sono anche i poveri a cui pensare! I poveri gatti della colonia felina di Santa Severa... sì, comprendiamo la tua obiezione: c'è chi ha molto più bisogno dei mici, siamo d'accordo, ma non credere che noi si pensi solo a loro. E' che non ci sembra questo il luogo adatto per parlare di fatti seri: qui si discute solo di tagliatelle al tartufo, panorami incontaminati, gatti bisognosi e borghi medioevali.
E a proposito di borghi, quello di Santa Severa è molto interessante, rimaneggiato ma con cura e amore: non tanto tempo fa questa era una masseria. Al momento è visitabile solo in parte, ma fortunatamente la parte che non conoscevamo: il castello vero e proprio resta chiuso. Il mercatino delle gattare locali invece è aperto.
I nostri amici codalunga ricevono le attenzioni economiche che possiamo permetterci e ci ricambiano con una quantità esagerata di fusa: sembrano capire che, anche se materialmente non portiamo loro cibo, gli spiccioli che versiamo in cambio di marmellate e calendari si trasformeranno in futuri croccantini e bocconcini. Comunque nessuno qui sembra patire la fame: quel che sembra mancare sono le coccole.
Qui sorgeva l'etrusca Pyrgi, il porto di Cerveteri, distrutta dalla flotta di Dionigi di Siracusa, e dopo poco divenuta una colonia romana.
Notevoli i ritrovamenti archeologici in zona, fra cui le bellissime lamine etrusche in oro, considerate fra le prime fonti scritte in lingue italiche, conservate nel museo di Villa Giulia.
All'interno del borgo possiamo vedere tre dolia, enormi contenitori in terracotta realizzati per il trasporto di generi alimentari, della capienza di ben 2500 litri che provengono da una nave ritrovate sul fondale a poca distanza.
Non potendo visitare l'interno del castello, ci giriamo intorno per quanto possibile: percorriamo il lato nord del borgo, lasciandoci alle spalle il lungo fontanile fatto costruire nel 1791 da Francesco degli Albizi per animalium hominique necessitati, e raggiungiamo il lato a mare che appare in tutta la sua imponenza. Il recente restauro ha riguardato la struttura ma anche la superficie di sacrificio. Quest'ultimo non sembra essere stato realizzato nel migliore dei modi: il sottile intonaco, esposto al vento salmastro, si è già in parte staccato, per altro portandosi via una porzione della dedica ad una moderna principessa...
Ci spostiamo nella vicina Santa Marinella. Qui tutta un'altra atmosfera, viva e memore di un passato elegante: la tenuta, acquistata dal principe Odescalchi nel 1887, fu trasformata nel giro di qualche decennio da zona rurale in stazione turistica di gran pregio, ricca di prestigiosi edifici in stile liberty e neoclassico. Ancora si respira un aria un po' sofisticata: come potrebbe non essere così, quando ci si trova circondati da scenari come quelli che puoi vedere nelle nostre foto.
sabato 7 dicembre 2013
Orvieto
In un bel sabato mattina prendiamo una decisione per noi abbastanza rara: stabilire dove andare prima di uscire di casa. Avere le idee chiare ci permette di risparmiare molto tempo e di parcheggiare alle spalle del duomo di Orvieto poco prima delle tredici, un record stagionale!
Di solito finiamo col cacciarci, affamati, nella prima bettola che incontriamo, oggi invece possiamo passeggiare tranquillamente, ammirare questa magnifica costruzione intitolata a Santa Maria Assunta, fare un sacco di foto e farci venire un po' di appetito.
Quel che stupisce di questo edificio è il colore: complice la luce nitida di Dicembre, la pietra con cui è edificato, le tessere in oro che compongono buona parte dei mosaici della facciata, il duomo di Orvieto acquista un aspetto quasi irreale. Così tanti colori, decorazioni, figure, modanature, luccichii, a confronto con il resto degli edifici, decisamente sobri, che lo circondano, sbalordiscono il visitatore che resta a bocca aperta senza riuscire a digerire tanta bellezza tutta insieme! Possiamo solo immaginare quale effetto, quale stupore, quale meraviglia dovesse prendere un pellegrino del '500 al cospetto di questa cattedrale.
Dopo una sosta da l'Etrusco per un pranzo leggero ma più che buono a base di specialità locali, ci aggiriamo per Orvieto fra negozi di souvenir. Per una volta non ci sono soltanto le solite cineserie, uguali dal Manzanar al Reno: diversi gli oggetti di artigianato locale, le ceramiche, le creazioni originali un po' per tutti i gusti.
Il caffè non l'abbiamo preso: è una mossa furba per consentire l'esplorazione di bar e pasticcerie... in piazza del Popolo troviamo quel che fa per noi e unisce le due cose per un ottimo risultato: il Bar Pasticceria Scarponi. Molto buone le paste al cioccolato, sopratutto la testa di moro (il Moro era un maggiorente locale: sarà sua la testa?). Squisito il caffè! Non perderti questo locale.
Orvieto non è solo il duomo, certo il suo monumento più famoso e bello: la torre del Moro, ad esempio, che con i suoi 47 metri svetta sulla città, è un edificio notevole. Un tempo si chiamava torre del Papa ma nel XVI secolo venne ribattezzata "del Moro" perché limitrofa alle proprietà di tale Raffaele di Sante, detto appunto il Moro. Forse quello dei pasticcini mangiati da Scarponi.
Molto bello anche il palazzo del Capitano del Popolo, sempre in piazza del Popolo, una severa costruzione del XIII secolo, con una loggia a piano terra, destinata a mercato e riunioni, e una terrazza superiore dalla quale il magistrato parlava al popolo. Vi si accede da un'ampia scala laterale. L'edificio, in bei conci squadrati a filo di tufo giallo, restaurato 25 anni fa, è adibito a centro congressi.
Passeggiamo per un po' lungo la balconata che affaccia sulla piazza, di fronte all'Hotel Royal (o Albergo Reale, come tiene a precisare una targa puntigliosa). Un'ultima foto ad una delle finestre del palazzo del Capitano che riflette la Torre del Moro prima di lasciare Orvieto: le tre ore e mezza che ci eravamo concesse (tanto ci permettevano gli spiccioli che avevamo in tasca, fagocitati dall'esoso parcometro) stanno per scadere e dobbiamo andare. Ma non ce ne rammarichiamo perché c'è ancora tanto da vedere per la prossima volta che verremo qui.
mercoledì 4 dicembre 2013
Sirolo e Porto Recanati
Oggi ce la prendiamo comoda (che novità!) e per tornare a casa da Urbino ci allunghiamo fino al Conero, nella direzione opposta alla nostra meta. La giornata è splendida, l'ideale per uno sguardo a questo mare, bello anche dall'alto e così diverso dall'idea di Adriatico che abbiamo.
Ed è dall'alto di Sirolo che possiamo ammirare il monte Conero che degrada fino a toccare un acqua limpida che oggi non mostra neppure un'increspatura.
Tipico paese nato intorno ad una fortezza che garantiva una difesa dai "turchi", Sirolo appare lucido e tranquillo nella limpida luce dicembrina. Sicuramente in estate sarà ben difficile trovare qui questo silenzio che ci permette di sentire le foglie stormire nel vento che sale dal mare. Sull'orizzonte si vede una perturbazione che rimarrà a debita distanza, scaricando la sua energia sui nostri dirimpettai.
Per essere esatti è tutta la zona che produce ottimi vini: il Rosso Conero e il Verdicchio dei Castelli di Jesi sono molto conosciuti, ma noi amiamo molto il Lacrima di Morro d'Alba, un vino che si ottiene da un vitigno antico, il Lacrima, coltivato nelle colline che circondano Morro d'Alba.
Lì dove Federico Barbarossa dopo tre giorni di inutile assedio dovette rinunciare ai suoi bellicosi propositi, proprio sotto le "mura poderose" che cingono e difendono Sirolo verso l'interno, ora c'è un piazzale intitolato al Piccolo Principe di Antoine de Saint Exupéry: certo il giovane nobile non avrebbe mai immaginato di calcare campi di battaglia, eppure ora si trova ricordato proprio dove un tempo la soldataglia straniera in armi minacciava questo delizioso paese.
Tu sai che noi il mare dobbiamo toccarlo e da qui non è possibile: scendiamo di quota e ci dirigiamo a Porto Recanati.
E' qui che i romani fondarono Potentia, il cui territorio, dopo un periodo di decadenza nel tardo medioevo, venne annesso a Recanati nel 1199. Solo nel 1893 le frazioni corrispondenti al territorio di Porto Recanati assurgono alla dignità di Comune a se stante.
L'aria salmastra ci mette appetito e l'ora è quella giusta: bisogna trovare qualcosa da addentare! La passeggiata sulla spiaggia può anche essere utile a buttare l'occhio nei tanti locali che sorgono a pochi passi dall'acqua e individuarne uno adatto allo scopo anzi detto...
Purtroppo in questo periodo, non particolarmente indicato per le gite al mare, la maggior parte dei ristoranti è chiusa per ferie. Seguendo un profumo allettante ci dirigiamo verso l'unico che sembra in attività, L'uomo del brodetto: locale non fantastico, buono il soutè di cozze e vongole, condito con maggiorana, discreta la calamarata, evitiamo per precauzione il brodetto, senza neppure indagare sul perché ci si fregi di cotanto appellativo. Non che ci vada male, ma non è stagione per i ristoranti di mare, meglio mettersi in cammino verso casa.
lunedì 2 dicembre 2013
Urbino, hotel Bonconte
Come sai noi andiamo spesso a Urbino: almeno una quindicina di giorni l'anno, almeno cinque, sei volte. Non sempre nello stesso albergo: se vado da solo, il più delle volte scelgo il collegio del Colle, insieme siamo stati anche in agriturismo. Non è facile fare paragoni fra strutture molto diverse, ma noi sappiamo trovare il buono a qualsiasi livello: anche le stanzette monacali del Colle hanno il loro fascino proprio nella semplicità e nell'assenza di qualsiasi comodità.
Possiamo considerare all'opposto l'hotel Bonconte, un quattro stelle ospitato in un grazioso palazzetto d'epoca, con una bella vista sul Montefeltro: siamo su via delle Mura, la strada che percorre la cinta muraria e che affaccia sui monti. Pagando qualche euro si può parcheggiare davanti l'albergo, e questo lo rende preferibile ad altre strutture migliori per altri versi. Comunque fa' attenzione, che sei in zona ztl e se il portiere non trascrive la tua targa la multa è assicurata.
Le stanze non sono grandissime ma hanno la particolarità di essere tutte una diversa dall'altra: oggi ci è toccata la 306, lo studiolo del Duca, che riproduce più o meno fedelmente lo studio in legno intarsiato di Federico da Montefeltro. Può non piacere, ma è per certo unica!
Ottima colazione continentale, che in tarda primavera - estate è possibile consumare all'aperto nel giardino posteriore. Purtroppo non ti sappiamo dire del ristorante, che per un motivo o per l'altro non abbiamo mai provato, ma se tanto mi dà tanto...
domenica 1 dicembre 2013
Spoleto, Osteria del tempo perso
Domenica in trasferimento verso Urbino, capitiamo nella zona di Spoleto verso ora di pranzo... Siamo in difficoltà, non amiamo molto i locali "acchiappaturisti" che si trovano lungo le strade principali in prossimità di luoghi di richiamo. In questa zona ne abbiamo un vasto campionario: dalla finta trattoria per camionisti al locale finto ricercato, ce n'è per tutti. Ma che razza di Viaggiucchiatori saremmo se ci fermassimo in uno di questi posti? Da bravi indagatori gastronomici ci addentriamo per strade secondarie, inseguendo il vago ricordo di un'osteria dove mangiammo parecchi anni fa...
Gira e gira, ci ritroviamo in una zona in espansione, fra il cantiere di una nuova strada e quello di un centro commerciale: pessimo luogo! Eppure, se siamo qui è perché il nostro fiuto ci sta portando verso la meta desiderata... giriamo per una viuzza ed ecco apparire un'insegna che ci affascina: Osteria del tempo perso! Non è il locale che ricordavamo e stavamo cercando, ma scopriamo che questo è anche meglio!
Già esternamente si presenta bene, ma lo è ancor di più l'interno, decisamente accogliente: molti oggetti di modernariato arredano l'ingresso, donandogli quell'aspetto a metà fra una bottega di rigattiere e casa nostra; antiche iscrizioni a pennarello ricoprono interamente le pareti della piccola sala, tanto minuscola da contenere solo otto tavoli. La simpatia delle persone che ci accolgono ci rallegra e ci dispone anche ad una piccola attesa, comunque allietata da un vino sfuso da buona osteria di una volta.
Ma è quel che poi mangiamo a convincerci che questo è da inscrivere nella lista dei ristoranti dove torneremo: un antipasto di ottimi salumi e formaggi, accompagnati da pane alle noci e torta al pecorino, zuppetta di cereali e bruschette, strangozzi piccanti alla spoletina e spezzatino di maiale con guanciale croccante. E per finire torta al cioccolato e un ottimo caffè! Molto buono.
sabato 16 novembre 2013
Vignanello
Festa dell'Olio e del Vino Novello a Vignanello: arriviamo manco a dirlo ad un'ora indecente, ma troviamo comunque ospitalità al ristorante Il Vicoletto 1563, nella piazza, accanto alla Chiesa Collegiale. Il locale è caldo e accogliente: un tempo abitazione, è parte di un edificio del XV secolo. Gustiamo ottime cose: gli gnocchetti con nocciole e ragù di cinghiale e anche questa pera speziata sono deliziosi!
Nel 1723 papa Innocenzo XIII trovò ricovero in questa abitazione e noi ce lo ritroviamo davanti, impersonato da un giovane in costume che partecipa alla rievocazione dello storico evento. Cosa ci faceva Innocenzo da queste parti? Pare ci fosse quasi di casa, visto che la nipote aveva sposato Francesco Maria Marescotti Ruspoli, titolato possessore del castello che vedi qui in foto.
Tante sono le iniziative indette per la festa, ma una visita alla nobile dimora è d'uopo: già in passato ci è sfuggita.
Veniamo accolti da un'autentica principessa Ruspoli, Giada, che ci accompagna in visita alle diverse sale e camere del maniero, illustrandoci la genealogia del casato, fornendo informazioni e curiosità, presentandoci i ritratti dei suoi parenti: quello che vedi qui in foto è Alessandro "Dado" Ruspoli, scomparso di recente e noto per il suo stile di vita stravagante e le sue incursioni nel cinema e nella dolce vita romana.
Veniamo accolti da un'autentica principessa Ruspoli, Giada, che ci accompagna in visita alle diverse sale e camere del maniero, illustrandoci la genealogia del casato, fornendo informazioni e curiosità, presentandoci i ritratti dei suoi parenti: quello che vedi qui in foto è Alessandro "Dado" Ruspoli, scomparso di recente e noto per il suo stile di vita stravagante e le sue incursioni nel cinema e nella dolce vita romana.
Per quanto caratterizzate da un arredamento severo e dalle tinte non particolarmente vivaci, queste stanze sembrano essere state abitate ancora in tempi recenti, anche se la nostra ospite precisa che la dimora era frequentata quasi esclusivamente nel periodo estivo. Ora è sede di manifestazioni e ricevimenti e può contare su iniziative anche a carattere culinario che certo contribuiscono a mantenere "vivi" questi ambienti.
La sera scende su le antiche mura e non ci lascia molto tempo per visitare il grande e curato giardino all'italiana: siamo gli ultimi ad andar via, dopo aver curiosato fra viali e siepi e fin dentro la limonaia.
In cielo si è alzata una splendida luna che spande la sua luce d'argento ad illuminare i nostri passi sulla via del ritorno.
sabato 9 novembre 2013
Miseno
Napoli è per i non napoletani una città di mare. E certo è innegabile che il mare ci sia, ma è sempre troppo distante, non si può toccare, non ci si può nuotare, è solo un panorama, una cartolina.
Indubbiamente non è così per tutti: c'è chi ha una barca a Mergellina, chi una casa a Posillipo, ma noi non facciamo parte di questi fortunati.
E non c'è niente di peggio per chi ama il mare di vederlo solo da lontano, non poterne percepire l'odore, non sentirne la voce.
E' per questo che, quando ci è possibile, da Napoli ci piace andare verso una delle vicine località, a sud o a nord: Amalfi, Sorrento, oppure Pozzuoli, Cuma, Miseno.
Di tutte Miseno è certo quella più legata alla nostra gioventù: si veniva qui già a Marzo per il primo bagno e questa era l'ultima spiaggia prima di riporre il costume in fondo al cassetto, in attesa che passasse l'inverno.
Ma qui si veniva anche nei mesi più freddi per una passeggiata lungo la riva, per un falò e una schitarrata notturni, per una piccola fuga romantica...
Oggi siamo qui solo per un aperitivo sulla spiaggia, in un piccolo bar con tanti tavolini che si allungano verso il mare. La sabbia fine ci porta fino all'acqua, lì dove sulla roccia la devozione di chi è scampato al mare ha lasciato una traccia. Un mare ora calmo e trasparente che fa da specchio al Capo in questo tiepido sabato di Novembre. E c'è chi non perde l'occasione per un ultimo bagno: domani non sarà così bello.
E all'indomani siamo nuovamente sulla spiaggia: un vento gagliardo non permette le confidenze di ieri ma certo non scoraggia i kitesurfer, molto più numerosi. Le acrobazie di questi temerari vengono però interrotte dall'arrivo di nuvole sempre più scure e minacciose: si avvicina la burrasca! Ripariamo "da Fulvio", un ristorantino poco discosto dal bar di ieri, che ci prepara degli ottimi scialatielli allo scoglio.
Il mare muggisce fuori dalle finestre, il vento fa volare qualche ombrellone che ancora stava di guardia e si accanisce sulla tettoia del parcheggio, sabbia mista a pioggia forma un sottile strato sulle auto. Noi tranquillamente restiamo in attesa di uno sprazzo di sole, gustando la frittura di paranza, le alici indorate, l'impepata di cozze.
Il mare è sempre bello, ma a volte è necessario un adeguato punto di vista...
sabato 2 novembre 2013
Lago di Vico
La vista del lago è sempre triste quando piove e quella del lago di Vico non si smentisce: arriviamo sotto qualche goccia e ci accoglie un panorama quasi in bianco e nero. Gli alberi ancora fronzuti nonostante l'autunno inoltrato sono zuppi e grondano, formando enormi macchie scure di contorno all'acqua. Ma noi fortunatamente siamo fra amici e andiamo a sederci da amici, al tavolo di Riva Fiorita.
Dopo pranzo scende la nebbia. La vista del lago assume un aspetto nordico, la riva opposta sparisce per prima, poi è Monte Venere a essere inghiottito dalla foschia.
Gli uccelli acquatici volteggiano bassi per poi disperdersi e sparire lontano. Solo un gruppo di gabbianelli si allinea curiosamente lungo la riva, come su un filo, forse in attesa che sul loro lago torni la luce.
venerdì 1 novembre 2013
San Gemini, Gualdo, Montefalco, Foligno
Si parte in mattinata, ché non vogliamo andare molto lontano: non più di un 150 chilometri e ci fermeremo per pranzo. Ma è difficile rispettare le tabelle di marcia! Già a San Gemini facciamo una piccola sosta al bar, che poi si trasforma in una lunga visita: il paese merita! Le strade e le case piene di fiori e la bella giornata di sole ci inducono ad un largo giro da turisti, a caccia di foto. Eppure qui già ci siamo stati pochi mesi fa, ma visitare un posto in compagnia è più divertente e stimolante: scopriamo molti angoli che da soli avevamo perso.
E' vero, qui siamo in un paese di acque e terme che sul turismo ha fondato la sua economia, quindi non lo si può paragonare a luoghi meno fortunati, non si può criticare la cura quasi maniacale con cui sono tenute le strade, non si può dir male delle costose balaustre in ferro battuto, di certe graziose logge un po' disneyane, di questi intonaci che lasciano filologicamente scoperti tratti della muratura: è un paese per ricchi, se non vi piace passate oltre.
E noi proseguiamo alla volta di Gualdo Cattaneo, dove approdiamo ormai un po' tardi presso l'agriturismo il Rotolone. Non avendo preso in considerazione l'opportunità di prenotare, di certo non siamo attesi. Solo un antipasto e un primo, ci dicono, e noi non ci lamentiamo: il loro grande senso per l'ospitalità ci permette di mangiare dei buoni tagliolini agli asparagi, costringendo i nostri ospiti a rimandare il pranzo del dì di festa...
Due passi dopo pranzo per Gualdo ci permettono di ammirare un borgo ben tenuto e con un bel panorama, non ancora snaturato dai proprietari di seconde case. E sì che i vendesi non mancano, alcuni decisamente interessanti come l'edificio che vedi nella foto, che doveva ospitare una chiesetta o una cappella e ancora conserva una delle due campane. Se ti piace ho il numero...
La tappa successiva è a Montefalco. Siamo ormai nel bel mezzo della Strada del Sagrantino: nel comprensorio si contano almeno una quindicina di cantine e qui trovare un bel bicchiere di vino è la cosa più facile. Ma non manca in zona il buon olio dell'Umbria che, complice la bella stagione, è già disponibile nei frantoi, fresco di spremitura.
Montefalco è interessante anche da altri punti di vista: la grande piazza circolare del Comune ospita fra l'altro la chiesetta di Santa Maria de platea con un bella madonna affrescata da Francesco Melanzio che qui avrebbe ritratto sua moglie. Troviamo interessante anche Palazzo de Cuppis, paradossalmente per la parte posteriore, collegata ad una rimessa da un ardito passaggio aereo in legno. E' difficile vedere tutto e così decidiamo di dividerci: due vanno in visita al complesso museale di San Francesco e possono ammirare gli affreschi di Benozzo Gozzoli, una natività del Perugino e le antiche cantine dei frati Minori. Gli altri due possono bighellonare per il paese, buttare lo sguardo in una mostra bruttina e fare foto a tutte le case buffe e le porte sghembe che incontrano.
Ci portiamo a casa un "ricordino" facendo acquisti nella storica salumeria Massatani, nei pressi della cattedrale, aperta nonostante la festività: un torcione con frutta secca ed uno salato con verdure.
Come al solito, qui bisognerà tornare.
domenica 27 ottobre 2013
Marina di Cerveteri e Sasso
In certi posti ci si va di proposito, in altri ci si capita. A Marina di Cerveteri ci andiamo spediti, in questa prima giornata di ora illegale, che tutto sembra diverso e le ore sembrano non passare. E anche questo posto non sembra lo stesso, quasi che l'orologio abbia il potere di trasformare i panorami, cambiare le frequentazioni, invertire il fluire delle correnti, modificare i colori. Nella foce dello Zambra le acque si rimescolano e il mare entra per un tratto, proprio lì dove dovresti vedere scorrere il fiume. Invece dei bagnanti, ché l'aria è ancora tiepida, solo stanchi pescatori, con le loro complicate attrezzature e l'aria di chi è qui dall'alba. E in cielo un parapendio a motore che ronza, gira un po' sulle nostre teste poco convinto, si posa, riparte per un tratto e torna giù, annoiato. E' l'ora strappata al mattino a creare questa strana atmosfera?
Dopo una lauta merenda acquistata nel vicino mercato domenicale, ci dirigiamo verso l'interno: si litiga col navigatore, col signor Android che cambia le carte in tavola aggiornando a suo piacimento le cose proprio quando ti servono! Cerchiamo di andare verso le colline, girando un po' a casaccio, sbagliando tutte le strade: anche quelle che sembrano avere la giusta direzione non portano da nessuna parte... e così, per caso, ci ritroviamo a Sasso: un borgo piccolissimo, altra frazione di Cerveteri, con tanto di palazzo patrizio (ancora abitato dalla famiglia Patrizi, tanto per essere precisi), mura merlate a difesa dei suoi abitanti, stradina in pietra per l'accesso dei carri e delle carrozze e, alle spalle il Sasso, inquadrato nell'arco d'ingresso.
Un posto fascinoso, purtroppo colonizzato da tanti proprietari di seconde case e tanti turisti domenicali: i primi guardano in cagnesco gli altri, noi compresi, sentendosi defraudati dell'esclusiva pagata a caro prezzo; i secondi se ne infischiano e sciamano di qua e di là, mettendo il naso nella privacy dei "proprietari" difesa a colpi di cartelli "proprietà privata", vociando fra il bar e le due trattorie, facendo la felicità di chi qui col turismo ci campa.
Questo doveva essere proprio un bel posticino, vent'anni fa, ma ora c'è troppa gente, troppe case nuove che arrivano quasi a ridosso delle antiche mura, troppo odore di fritto di pesce. Peccato. Ma forse durante la settimana, forse c'è più tranquillità, forse ci sono solo gli anziani al bar e qualche coppietta romantica, chissà, forse Sasso è ancora da vedere...
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