Visualizzazione post con etichetta Umbria. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Umbria. Mostra tutti i post
sabato 23 marzo 2019
Giano nell'Umbria, Montefalco, Bevagna
L'idea è di approfittare delle Giornate di Primavera del FAI per visitare almeno uno dei siti che solo in queste occasioni sono aperti al pubblico. E, a proposito di occasioni, potremmo cogliere quella di visitare Bevagna le terme romane con pavimento a mosaico, aperte grazie alla collaborazione del Gruppo FAI Giovani di Foligno.
La direzione è dunque fissata, le tappe saranno stabilite strada facendo.
La prima è a Giano nell'Umbria: un po' per l'assonanza col nome del nostro paese, un po' perché ne abbiamo sentito parlare bene, ci fermiamo per un piccolo giro e qualche carezza ai pelosi del posto. In realtà il borgo non offre molto altro e proseguiamo per Bastardo, località che ci limitiamo ad attraversare, fermandoci poi lungo la strada di Montefalco - paese già visitato in passato, all'Osteria del Sagrantino.
La scelta - del tutto fortuita - è più che soddisfacente: dovremo tessere le lodi di questo locale presso i nostri amici e conoscenti! Mangiamo benissimo senza il problema di scegliere cosa: il menù degustazione è di nostro pieno gradimento e accompagnarlo con un buon Sagrantino è la cosa più sensata che si possa fare.
Non senza qualche difficoltà ci spostiamo - lentamente - a Bevagna. Qui ad attenderci c'è un numeroso gruppo di visitatori di terme romane che ci precede. Ci disponiamo disordinatamente in fila, da bravi italici cittadini, ma nonostante le premesse poco promettenti riusciamo ad entrare nel giro di pochi minuti. In effetti la visita dura molto poco: una giovanissima guida ci guida lungo un percorso di una ventina di metri, una passerella che passa poco al di sopra del pavimento a mosaico del frigidarium. Delle antiche terme non resta altro, visto che al loro posto erano state costruite delle abitazioni. Anzi, il mosaico è tutto sommato così ben conservato proprio perché le sovrastanti strutture lo hanno preservato nei secoli. In un certo qual modo, ciò che è accaduto a Pompei ed Ercolano, solo che qui è stato l'uomo involontariamente a preservare...
Dopo la cultura, caffè in piazza con un cielo azzurrissimo e un'ottima "bibita" nelle tazzine: qui sono proprio bravi a fare il caffè!
Ma non è finita: dopo le terme ora c'è da visitare quel che resta del teatro. E' incredibile come nel medioevo avessero cura delle vestigia romane: anche in questo caso del manufatto resta ben poco. Molto più visibile è lo strato medioevale o per meglio dire la ricostruzione, a tratti fantasiosa, degli ambienti dell'edificio che fu edificato sopra il teatro. Interessante la ruota ad acqua (per il momento gira a mano, ma pare stiano operando per sistemarla) che fa muovere la pietra del mulino e insieme i battenti utilizzati per trasformare la lana in feltro. Anche questa è una ricostruzione e noi italici siamo abituati agli originali: i turisti americani troveranno molto pittoresco questo museo "medioevale", per noi è terribilmente finto.
sabato 29 dicembre 2018
Passignano sul Trasimeno e Corciano
Per l'ultimo viaggiucchio dell'anno ci dirigiamo con una coppia di amici verso il Trasimeno: vogliamo visitare Passignano, che ancora non conosciamo.
Come puoi vedere dalla foto, il posto è molto gradevole, si affaccia direttamente sul lago, con uno splendido panorama...
...quando c'è il sole! In realtà la foto precedente è di una cartolina, noi il paesaggio lo vediamo solo attraverso una densa nebbia!
Certo, chi è del luogo a queste cose non bada più di tanto e continua il suo lavoro come se nulla fosse. Ma noi non siamo qui per pescare e avremmo preferito un clima più mite. Comunque non ci scoraggiamo e facciamo un giro per le strette stradine del borgo. Il presepe vivente è di riposo e tutto sommato è una fortuna, altrimenti non avremmo potuto neppure percorrere questi vicoli che durante la manifestazione saranno zeppi di visitatori.
Vorremmo salire sulla rocca, da dove la vista sarà splendida, nelle giornate serene. Ma oggi è inutile sobbarcarci della scarpinata: anche da lì non si vedrà nulla.
Si viaggia - anzi, si viaggiucchia - non solo per diletto ma anche per conoscere: apprendiamo che nel '44 Passignano subì un violento bombardamento che distrusse la parte bassa della fortezza medievale. Sotto la pioggia di bombe trovarono la morte vecchi, donne e bambini. Ma l'obiettivo era militare: qui sorgeva la SAI Ambrosini, che all'epoca fabbricava aerei da combattimento.
Torniamo al diletto. E cosa c'è di più dilettevole di scoprire nuovi posti dove mangiare bene? Come sai, in questo siamo piuttosto bravi (e fortunati): senza tentennamenti ci infiliamo nella Bottega di Zefferino, una specie di salumeria con degustazione. E che degustazione! Anche i nostri amici sono piacevolmente impressionati dal menù di Zefferino.
Dopo il lauto e graditissimo pasto, un caffè e altri due passi nella nebbia, decidiamo di aver visto abbastanza di Passignano e ci spostiamo nella vicina Corciano.
Ci eravamo già stati un po' di anni fa (un bel po') ma eravamo capitati durante una manifestazione "medievale" e del paese non vedemmo moltissimo, presi com'eravamo dall'evento che coinvolgeva il paese tutto e i suoi abitanti.
Forse qui ce l'hanno come abitudine: va be' che siamo a ridosso del Natale, ma Corciano è stato interamente trasformato in un presepe a grandezza naturale!
I "pastori" e gli animali sono un po' rozzi, ma apprezziamo moltissimo lo sforzo di chi si è impegnato a lungo per regalarci queste scene.
Di sicuro non è stato un sentimento solo religioso a spingere molti corcianesi a lavorare per mesi ad un allestimento così complesso e senza alcun fine economico. E possiamo capirlo: anche noi, qualche anno fa, preparammo un bellissimo presepe nei locali della sezione dell'allora PCI, provando a giocare a Peppone e don Camillo... Giusto per ricordarlo, l'amministrazione di Corciano è al momento di centrosinistra.
Che dire? Corciano ci piace proprio. E c'è anche una casa in vendita che non è male: perché non farci un pensierino?
sabato 27 ottobre 2018
Assisi
Siamo già stati anche qui ad Assisi: diventa sempre più difficile trovare bei posti nel centro Italia che ancora non abbiamo visitato. Il tempo non è un granché, ma godiamoci questa giornata già ventosa e per ora senza pioggia, che domani sarà molto peggio.
Parcheggiamo giù a San Damiano (sì, è vero: per non pagare il ticket), ai piedi di una salita impervia da percorrere faticosamente. Ma a volte rinunciare ad una comodità riserva sorprese precluse ai più: lungo la strada troviamo una graziosa cappella che diversamente non avremmo visto.
Da un finestrino nella porta si può sbirciare dentro...
...e l'interno ci lascia sorpresi! A giudicare da fuori, non avremmo mai immaginato tanta bellezza nascosta!
Sali, sali, sali, alfin si giunge in cima: da Piazza Santa Chiara la vista giù nella valle è stupenda e le nuvole che vanno addensandosi creano uno sfondo perfetto.
...ma non ci lasciamo distrarre facilmente, noi! Come puoi facilmente immaginare, la scarpinata ci ha messo un certo appetito e qui non manca dove fare una spuntino: c'è un locale che abbiamo passato da pochi passi che sembra interessante, anche se da fuori sembra solo una salumeria con qualche tavolo per consumare un panino. Difficilmente sbagliamo: il Tagliere del Buongustaio è così appetitoso e ricco che te lo consigliamo. Anche se siamo costretti a portare via una doggy bag gonfia di ogni bendidio, che non riusciamo a mangiare neppure innaffiandolo con un buon Rosso di Montefalco: noi non buttiamo via nulla, questa sarà la nostra cena.
Dopo un pranzo così "rude", ci rifugiamo nell'elegante Gran Caffè a Corso Mazzini: la vetrina della pasticceria ci ha stregato! e anche l'interno si rivela interessante e curato, seppure con qualche piccola caduta di gusto...
Ci sono turisti a bizzeffe e per scattare una foto della sala dobbiamo aspettare un bel po' che si sfolli, altrimenti avresti visto solo persone in piedi. Qui non devono risentire particolarmente della crisi, ma si sa, il turismo religioso "tira" sempre. Noi che abbiamo già visitato la basilica di San Francesco prima del terremoto, preferiamo astenerci e serbare quel ricordo: meglio curiosare fra i vicoli, mettere il naso nei portoni socchiusi, aggirarsi fra le colonne del tempio di Minerva nella grande piazza del Comune...
...e proprio difronte al tempio (ora chiesa di Santa Maria Sopra Minerva) si apre un passaggio nella lunga facciata del Palazzo dei Priori, oggi sede del Comune di Assisi: la Volta Pinta, un passaggio a volta, completamente affrescato a grottesche.
Invece di fianco al tempio, l'altissima Torre del Popolo, col grande orologio.
Ma è al centro della piazza che sta avvenendo qualcosa di particolare: una coppia di musicisti con i loro strumenti autocostruiti si sta esibendo. Molto molto piacevole!
Ancora qualche giro e poi riprendiamo la strada che ci ha portato quassù: stavolta però ci fermiamo all'altezza del monastero di San Damiano...
e fra le fronde scorgiamo la statua del santo: accosciato in meditazione, quasi in una posizione yoga, lo sguardo perso in questo splendido paesaggio.
sabato 15 settembre 2018
Pupaggi, Rasiglia, Foligno
Week end corto, in compagnia di Antonella e Antonio. Si parte sabato mattina per Pupaggi, piccolissimo borgo del comune di Sellano, dove siamo alloggiati presso l'agriturismo Castello di Pupaggi. Il posto è molto bello, ma ci fermiamo solo qualche minuto, giusto il tempo di farci consigliare cosa vedere in zona: lo so, non chiedere consigli è un nostro segno distintivo, ma per una volta si può.
Visitiamo Rasiglia, la Venezia dell'Umbria, un borgo molto particolare, ma oramai fin troppo noto: a quanto pare siamo fra i pochi che ancora non lo conoscevano.
Le poche case spuntano fra rivoli e ruscelli che incanalati, deviati, regolati da chiuse e paratie, arrivavano ad infilarsi sotto un edificio, dove era posizionata una ruota idraulica. Ma non si trattava di un mulino...
L'energia prodotta dall'acqua non veniva utilizzata per macinare il grano, bensì sfruttata in un laboratorio di tessitura: nel museo che ne ha preso il posto ora si sentono solo le voci ammirate dei visitatori, si scattano selfie e ci si aggira fra gli strumenti salvati dalla distruzione che l'oblio riserva alle cose che perdono il loro valore d'uso. Ma un tempo qui doveva esserci solo il fragore delle macchine all'opera: la cardatrice che districava i fiocchi, l'arcolaio che filava il filo e i pettini dei telai che tessevano la morbida lana. In mostra vediamo alcuni panni d'epoca e le "maschere" usate per imprimere disegni sui teli.
Fuori, l'acqua scorre. Ora placida, ora ruscellando, ora precipitando da piccoli salti, producendo una musica che è difficile apprezzare nella turistica confusione: qui, bisognerebbe venire di notte!
Ancora una volta cogliamo un consiglio utile, che ci porta in una frazione vicina, al ristorante Casaletto: gustiamo ottimi piatti al tartufo, che a quanto pare da queste parti non manca.
Pomeriggio in piscina, a godere di questo scorcio d'estate e poi serata a Foligno, per la sfilata della Giostra della Quintana.
Foligno è un bel paesone dove prendono le cose molto ma molto sul serio: ci sono transenne dovunque, percorsi ben definiti per il pubblico, un servizio d'ordine inflessibile che ci ordina dove sistemarci per non rovinare le inquadrature della TV locale. Consci dei propri inevitabili limiti, i rioni hanno ingaggiato attori più o meno noti come rappresentati per la sfilata! Ci sembrava un po' strano che da queste parti fossero tutti altissimi e bellissimi!
Tutti, ma proprio tutti i folignati sembrano coinvolti in un modo o nell'altro nella Giostra: ci sono persino negozi che espongono il cartello "chiuso per Quintana". Il che è veramente straordinario: ma allora non lo fate per attirare turisti e vendere calamite per il frigo con la scritta "Saluti da Foligno"? Ci credete veramente!
Stremati dalle luci e dai suoni e soprattutto da alcune ore in piedi dietro le transenne, ci concediamo una notte di sonno ristoratore e una mattinata tutta dedicata alla piscina. Anche questo è per noi una novità e ci induce a qualche piccolo ragionamento di edonismo pratico: si fa tanto per scegliere posti particolari dove soggiornare e poi si finisce col passarci solo la notte. Ma il godimento non dovrebbe essere proprio nell'usufruire dell'ospitalità, delle comodità e delle bellezze del luogo? E allora decidiamo di non muoverci da qui fino a ora di pranzo! E di farci poi coccolare con un altro pranzo delizioso! Stringozzi, gnocchetti, maialino: qui tutto profuma del tubero odoroso. Ah, quella che vedi nel piatto, nella foto sotto, non è una sfogliatella riccia, ma una patata tagliata a fettine sottilissime e infornata. Al tartufo, ovvio!
domenica 15 aprile 2018
Amelia
Una giornata dedicata interamente ad Amelia. Nella cittadina umbra è in svolgimento il Festival di arte contemporanea SENTIERI: a quanto leggiamo, la manifestazione è abbastanza articolata e vedere tutto quanto c'è da vedere potrebbe portar via più di qualche ora. Ciò nonostante ce la prendiamo comoda e molto alla larga: parcheggiamo sotto le mura, dalla parte opposta alla porzione crollata, in un punto dal quale la città appare decisamente in alto! E arrivare fin su richiederà più di qualche sforzo.
C'è per contro la soddisfazione di fare un percorso decisamente originale e poco frequentato: mentre ci inoltriamo lungo il sentiero incontriamo giusto un cercatore di asparagi, ma è una fortuna, perché ci indirizza sulla via giusta. Possiamo così osservare da vicino le imponenti mura poligonali che cingono la città. Misterioso come si potesse costruire in epoca preromana un manufatto di tale entità e complessità: i blocchi, di forma irregolare, sono tagliati con incredibile precisione e aderiscono perfettamente l'uno all'altro, senza altro che la forza di gravità ad unirli.
Nella parte superiore, e in altri punti della cinta, l’opera è invece di periodo medievale e meno interessante.
Iniziata come una comoda passeggiata, l' escursione diventa nell'ultima parte un minimo impegnativa, almeno per le nostre belle scarpe. Ma avremo modo di preoccuparci ancora per le nostre calzature nel corso della giornata.
Da qui in alto si gode di una vista decisamente affascinante: sotto di noi la valle Amerina, Rio Grande e il ponte romano che lo attraversa, un'altra meta da tenere a mente.
Passiamo Porta della Valle e percorriamo via Piacenti, via del Teatro e poi via Garibaldi, fino all'ingresso della Cisterne: è qui che dovrebbe iniziare il percorso della manifestazione.
Da qui in alto si gode di una vista decisamente affascinante: sotto di noi la valle Amerina, Rio Grande e il ponte romano che lo attraversa, un'altra meta da tenere a mente.
Passiamo Porta della Valle e percorriamo via Piacenti, via del Teatro e poi via Garibaldi, fino all'ingresso della Cisterne: è qui che dovrebbe iniziare il percorso della manifestazione.
Ma non siamo ben informati, la manifestazione SENTIERI non ha un vero e proprio inizio: sono percorsi espositivi che - come si dovrebbe intuire dal nome - si dipanano lungo tutta la città. Oltretutto le Cisterne stanno per chiudere: abbiamo solo mezz'ora per improvvisarci speleologi. Per fortuna c'è chi riesce subito ad indossare con nonchalance la mise adatta. Dopo un paio di capocciate (ecco perché bisogna mettere il caschetto!) riusciamo ad abbassarci a sufficienza da poter passare da una sala all'altra senza ulteriori incidenti.
Le Cisterne sono dieci grandi ambienti comunicanti, un percorso abbastanza scomodo e decisamente umido: finiamo subito con i piedi a mollo nella - poca - acqua che rimane a testimoniare la funzione dell'imponente complesso scavato sotto la città. Ma almeno si può giocare con la eco.
Nella volta di recente rinforzata in solido cemento armato si aprono i pozzi dai quali gli amerini nei tempi andati calavano i secchi per rifornirsi del prezioso liquido.


Un po' delusi da questo primo approccio, risaliamo la ripida scala. La gentilissima guida delle Cisterne ci attrezza per proseguire lungo "sentieri" un po' più ordinati: ci consegna delle mappe, alcune brochure, ci fa delle raccomandazioni, ci consiglia soprattutto di visitare Palazzo Petrignani e prima ancora di andare a mangiare. Ci avrà visti provati per l'ascesa?
Lungo la strada in cerca di un ristorante, abbiamo modo di ammirare la Loggia dei Banditori a piazza Marconi, gli archi d'accesso all'acropoli, il bell'atrio in travertino di un edificio privato. Insomma, non perdiamo il nostro tempo.
Lungo la strada in cerca di un ristorante, abbiamo modo di ammirare la Loggia dei Banditori a piazza Marconi, gli archi d'accesso all'acropoli, il bell'atrio in travertino di un edificio privato. Insomma, non perdiamo il nostro tempo.
Troviamo alla fine quel che ci serve: dopo aver scartato un paio di ristoranti che ad una prima occhiata sembravano pure promettenti, ci fermiamo da Dentramelia, un nuovo locale che avevamo già notato qualche tempo fa, quando era ancora in procinto di aprire. Il responso è buono e lo terremo presente in futuro. Se dobbiamo fare un appunto, è proprio quell'essere nuovo che dà una sensazione un po' fredda e poco accogliente, che immaginiamo col tempo si smorzerà.
Col tempo e con delle luci migliori: quelle attuali non incontrano la piena approvazione dei commensali, anzi suscitano qualche perplessità, come documentato dalla foto.
Armati finalmente di una mappa dell'esposizione, percorriamo le strade di una parte della città che non conoscevamo, in cerca di altre opere in mostra. Sono collocate in posti originali: nell'androne di un palazzo, in un negozio di orologi fuori esercizio, in un edificio nobiliare del '500. E' qui, a Palazzo Petrignani, che ci fermiamo più a lungo, anche perché incontriamo nuovamente la gentile guida delle Cisterne, costretta ad avvicendarsi ora qui prima là. Ma deve di sicuro preferire questo palazzo: anche se non offrirebbe molto oltre a bei soffitti affrescati, lei è in grado di dilungarsi in competenti spiegazioni. Fa piacere vedere persone che fanno il proprio lavoro con passione.
Il palazzo affaccia su piazza Marconi con un'imponente facciata in laterizi a cortina su quattro livelli. Sull'asse centrale il grande portone che è solo un ingresso incompiuto: lo scalone principale per accedere ai piani superiori non fu mai costruito. L’ingresso in realtà è situato nella facciata opposta alla piazza, ad un livello superiore. Delle due sale visitabili, la più importante è detta dello Zodiaco: nelle lunette sono rappresentati i mesi dell’anno e i relativi segni zodiacali. Gli affreschi sono stati attribuiti alla scuola di Taddeo e Federico Zuccari per la somiglianza del ciclo amerino con quello più importante e famoso di Palazzo Farnese a Caprarola. Fonte di ispirazione fu sicuramente il cambiamento apportato da papa Gregorio XIII con la riforma del calendario.
Ovviamente apprendiamo tutte queste informazioni dalla nostra disponibile guida.
Per contro, gli artisti che espongono le loro opere sembrano restii a comunicare coi visitatori, vuoi per problemi linguistici (sono tutti stranieri), vuoi per l'oggettiva difficoltà a tradurre in parole il significato dei loro lavori.
Nella Sala dello Zodiaco sono esposti numerosi dipinti a tecnica mista che ci colpiscono per il loro tratto naif e per l'ossessiva ripetizione del tema uomo-macchina: avremmo piacere a discuterne con l'autrice, che pur presente non sembra disposta a rivolgerci neppure un timido sguardo.
Tutt'altra location quella nella foto a sinistra: qui trovare l'opera in mostra fra tutte queste macerie è proprio difficile.
Un po' stanchi di arte contemporanea, proseguiamo visitando il Museo Archeologico: qui certo andremo sul sicuro! Il chiostro che dà accesso alla struttura ci svela che all'origine questo era un monastero. Osserviamo che il cortile centrale in cotto spigato nasconde la cisterna alla quale si attingeva dal pozzo centrale.
Fortuna vuole che stia per partire una visita guidata. Si inizia dall'esterno del Museo, visitando la cantina di una vicina casa privata, dove si può ammirare un pavimento in mosaico romano discretamente conservato.
Ci spostiamo nel Museo: il percorso si snoda fra i numerosi pezzi rinvenuti in zona e comprende una lunga sosta presso la statua del generale romano Nerone Claudio Druso, detto Germanico, trovata nel 1963: alta più di due metri, è armata e coperta da una corazza di bronzo riccamente decorata. Apprendiamo dalla guida - una nuova, non la stessa delle Cisterne e di Palazzo Petrignani - delle gesta del buon Germanico e del suo triste destino: i romani di un tempo, anche quelli di classi elevate, non se la passavano poi tanto meglio dei loro odierni pronipoti, fra contrasti politici e tradimenti.

Torniamo alla modernità visitando Kaleidos, personale di Daniela Rogani, allestita in un'ala del Museo. Potremmo desumere direttamente le opportune informazioni, leggendo nella brochure che l'artista è "da sempre impegnata nella costruzione dell’immagine tramite l’uso della spatola e trasforma la sua tecnica in un’esperienza fisica che le permette di vivere e riproporre su tela i movimenti interni della natura" ma sentirselo dire direttamente da lei è molto molto meglio: siamo dei fanatici della comunicazione interpersonale.
Concludiamo la nostra vista nel cortile interno di un palazzo - che per inciso ospita l'ingresso di un interessantissimo negozio di specialità alimentari amerine, purtroppo chiuso - cortile che ci attrae anche per la semplicità delle sue linee architettoniche... ma, cosa c'è lì dietro la grata di quella finestra? Uhm, sembra proprio un altro "pezzo" di Sentieri...
Iscriviti a:
Post (Atom)