mercoledì 12 aprile 2023

Bosco di Manziana

Il Bosco di Manziana lo conoscono tutti i romani, a giudicare dalla folla del sabato e domenica. La strada che lo attraversa, dritta e in piano, un tempo era carrozzabile (nel senso che potevano passarci carri e carrozze), ora è un po' sconnessa ma è pur sempre una passeggiata poco faticosa, adatta a famiglie con pupi, passeggini e nonni al seguito. Nei fine settimana ci sono piccole risse al parcheggio e file considerevoli dal vicino panettiere per procurarsi la pizza bianca, immancabile accessorio per il cammino. Senza non è proprio pensabile affrontare il bosco: ho visto grappoli di bambini arrampicati a genitori poco attenti, al grido di "Voglio anch'io la pizza!"
Problemi persino maggiori si possono riscontrare incontrando mucche che pascolano libere accompagnate dai vitellini: gli animali, normalmente mansueti, non sono affatto contenti di essere circondate da pargoli umani urlanti e possono anche prenderla male e diventare pericolose. Meglio evitare di infastidirle e convincere i bambini a non tirar loro la coda. Oltretutto, sotto la coda possono manifestarsi sgradite sorprese...



Il Bosco Macchia Grande di Manziana (questo il suo nome competo) non ospita solo alberi (cerri) e bovini: l'elemento più interessante è la caldera vulcanica dalla quale veniva estratto lo zolfo. La strada che lo attraversa dirigendosi verso il mare, probabilmente era stata tracciata proprio per permettere il trasporto del minerale.


In effetti ci sarebbe un altro punto di notevole interesse: il boschetto di betulle. Molti anni fa lo visitammo ma stavolta non riusciamo a trovare questa stranezza della natura: le betulle vivono in climi freddi e non è chiaro come si trovino qui. C'è chi dice che sia un residuo dell'ultima glaciazione, a noi risulta un residuo molto residuale che non c'è modo di trovare nonostante i nostri sforzi. Che si sia estinto?

lunedì 10 aprile 2023

Tuscania: San Pietro e San Giusto

Andare a Tuscania è diventato per noi quasi una consuetudine: oramai conosciamo gente, ci riconoscono nei negozi, ci salutano per strada. Avemmo voluto una casa fra queste mura, in altri tempi. Ci abbiamo rinunciato ma non rinunciamo affatto a venire qui abbastanza spesso per gustare gli splendidi panorami che riempiono gli sguardi e le ottime polpette che appagano gli appetiti. 
Oggi siamo ancora una volta a Tuscania in compagnia degli amici di Roma: anche loro stanno diventando degli habitué. Passeggiare per queste strade dà un senso di pace e tranquillità e ci porta dritti in qualche buon ristorante: oggi si va alla Locanda di Mirandolina. Niente polpette ma cose più raffinate che possano contentare tutti i gusti.
Dopo pranzo qualcosa più di quattro passi per raggiungere San Pietro.



La facciata estremamente articolata di San Pietro si affaccia su una piazza erbosa ed è affiancata da robuste torri medioevali.
Di grande bellezza la cripta con la sua foresta di colonne. Qui la luce è un elemento fondamentale: le decine di ombre che si incrociano sul pavimento, create dai fari e dalla luce naturale che filtra dalle finestre (cosa non usuale in una cripta) creano sul pavimento di pietra un reticolo che il visitatore deve attraversare.
Poi ci spostiamo a San Giusto, un’abbazia cistercense del XII secolo, acquistata da un ingegnere bolognese nel 1990 che ne ha fatto un agriturismo dopo un attento e rispettoso restauro, pur lasciandola visitabile. Almeno, ogni volta che ci siamo aggirati da queste parti nessuno è venuto ad allontanarci.
Splendido il grande chiostro che ancora risuona delle preghiere dei monaci e conserva una sacra atmosfera di tranquillità. Sempre che non vi si svolgano eventi e cerimonie.

venerdì 7 aprile 2023

Orte, museo diocesano



Ci troviamo ad Orte per impegni che, una volta risolti, non ci impediscono di fare un giro alla ricerca di quel che non conosciamo di questo paese, spesso visitato. Questa sera c'è festa e il museo diocesano è già aperto. Allestito nella chiesa di San Silvestro, risalente all’XI secolo, la più antica del borgo, il museo mostra come d'obbligo antichi paramenti e oggetti di culto. Ma quel che vorremmo vedere è il prezioso mosaico della Madonna bizantina, del VIII secolo, uno dei pochi frammenti dell'Oratorio di Giovanni VII nell’antica Basilica di San Pietro in Vaticano. Siamo sfortunati: proprio quel pezzo, il più importante, è in prestito. Va be', sarà per un'altra volta.

sabato 18 marzo 2023

Stroncone, i Prati, Cimitelle, Tarano



Ritorno a Stroncone. Ma è passato tanto tempo e non ricordiamo molto di questo paese che pure abbiamo visitato con attenzione e di cui abbiamo scritto in Viaggiucchiando. E' come quando vedi un vecchio film: ogni tanto scopri che una scena l'hai già vista ma non ricordi cosa accade dopo.


Ad esempio troviamo un'iscrizione su una porta che di sicuro abbiamo già repertato. Ma anche angoli graziosi che non ricordiamo e installazioni artistiche di un certo pregio. E certi particolari ci impressionano: questa è una serratura nuova che un fabbro ha costruito con gran maestria "come una volta".



I monti intorno sono ricoperti da fitti boschi, un paesaggio che non può lasciare indifferenti.



Ci dirigiamo verso la località I Prati. Piccoli cottage, graziose casette e prati, tanto spazio verde. Ci fermiamo a raccogliere qualche pistillo di zafferano dai numerosi crochi che sono fioriti fra le foglie secche.



Poi Cimitelle, un altro gruppo di case di villeggiatura ma sparse in un antico bosco di castagni: i vecchi, enormi alberi sono grandi quanto abitazioni.



Facciamo un gran giro e ci ritroviamo alla porte - anzi, alla porta - di  un altro paesino da esplorare: Tarano. Ci sono un po' di lavori in giro ma ciò non ci impedisce di fare un giretto. Un posto abbastanza interessante ma come al solito è un particolare che ci colpisce e ci rimarrà impresso: i numeri civici in ceramica, non insoliti nei centri storici, qui risalgono al ventennio fascista e recano il "marchio" dell'epoca. Non tutti però: qualche residente ha giustamente pensato che con un po' di pazienza e uno scalpello sarebbe stato facile eliminare l'odioso fascio. 




 

mercoledì 15 marzo 2023

Civitavecchia



Civitavecchia è quanto di più simile a Napoli entro una distanza ragionevole da casa nostra: ci capita abbastanza spesso di far un giro da queste parti, non disprezziamo affatto i ristorantini del lungomare, a volte abbiamo convinto gli amici a vederci qui piuttosto che in località di maggior comodità.   



Questi ultimi giorni d'inverno ci regalano ancora paesaggi di grande bellezza e cieli stupendi. Un motivo in più per venire qui a passeggiare.   


 

martedì 7 marzo 2023

Ponzano Romano





Ci sono cieli che lasciano sbalorditi. Chi ci vede la mano di dio, chi quella di misteriose entità tracciatrici di chimici segni e chi stupende nuvole intrecciate dalle scie di condensazione degli aerei. Siamo a Ponzano Romano, sulla Valle del Tevere.

Avendo a disposizione una porta che magicamente si apre sulla Valle l'impressione che se ne ricava è ancora più potente. Non è una porta qualsiasi: è un'istallazione artistica, un vecchio portone recuperato in un magazzino dall’artista Wang Yuxiang. Fa parte del PRAC – Centro per l’Arte Contemporanea, nato nella primavera del 2021 grazie al direttore artistico e curatore Graziano Menolascina. Purtroppo l'opera, esposta all'aperto sul belvedere che affaccia sul cosiddetto Fiasco del Tevere, presenta segni delle intemperie e qualche piccolo vandalismo.

Non distante, curiosando in un giardino, troviamo una più classica affacciata. Di lato una saggia iscrizione: "Parva domus, magna quies. Magna domus, parva quies".



 

sabato 4 marzo 2023

Spello




Oggi in giro con gli amici romani andiamo alla scoperta di una bellissima cittadina umbra, Spello.
Famosa per i caratteristici vicoli fioriti, antica e raffinata tradizione che impegna gli abitanti ad abbellire i propri balconi con decorazioni floreali, Spello oggi non è ancora pronta per noi ma ne apprezziamo l'ordine e la cura che vediamo nelle stradine lastricate di pietra.
Da bravi viaggiucchiatori un po' distratti riguardo gli aspetti culturali delle nostre visite e troppo attenti alle questioni materiali, solo per caso abbiamo l'occasione di visitare la cappella del Pinturicchio in Santa Maria Maggiore. Il pittore umbro nel 1500 venne chiamato a Spello da Troilo Baglioni, priore della Canonica di Santa Maria Maggiore, per affrescare le pareti di una cappella della chiesa: il suo lavoro fu strabiliante! C'è chi viene da lontani paesi per vederlo e noi poco ci manca che ce lo perdiamo. Ma la fortuna oggi è con noi e possiamo prenderci tutto il tempo per guardare con attenzione, scattare decine di foto, soffermarci su ogni pennellata. Tutto per soli 3 euro!



Ci incantiamo col naso all'insù, soddisfatti di poter guardare da vicino un capolavoro perfettamente illuminato, tanto da poter cogliere minuti particolari ma anche gli "scherzi" che il pittore ha voluto seminare nel suo lavoro. Il suo ritratto è in un angolo, che guarda verso di noi.


Guarda questo pellegrino al centro: nel suo sorriso manca un incisivo. E quello a destra? Si vede che non ha i denti. E le loro espressioni? Non ti sembra tutto un po' buffo in un dipinto sacro?


E il ricamo in oro su questa veste? Sembra composto in caratteri di un alfabeto segreto. Da notare quelle scritte al centro: la mano di un antico graffitaro?


Una volta fuori scopriamo chi ci ha indirizzato nella nostra visita: abbiamo una santa patrona a proteggerci e neppure lo immaginavamo.


Un non troppo veloce spuntino da La Cantina di Spello ci fornisce le energie necessarie a percorrere la strada che ci separa dal parcheggio. Ci giungiamo carichi dei soliti ricordini, profumini, tarallini, sciarpini, biscottini, magnetini che non riusciamo mai a schivare. Una splendida luna ci saluta.


 

lunedì 20 febbraio 2023

Santa Marinella


D'inverno Santa Marinella non ci dispiace. D'estate sarà sicuramente apprezzabile per molti motivi ma siamo sicuri che non fa per noi.
Oggi concentriamo il nostro girovagare nella zona dei Grottini: c'è un sito archeologico molto interessante che aspetta da anni di essere "scoperto". Per ora c'è solo un cartello che ci fornisce alcune informazioni sulla villa di epoca romana che l'erosione del mare ha portato alla luce, snudando parte delle strutture cementizie.
Ancora più interessanti sono le tracce di insediamenti delle età del Bronzo e del Ferro e addirittura di fossili di epoca pliocenica.
Sulla sommità della collina sorge il bel  casale abbandonato che apprendiamo - non dal cartello - essere al centro di una disputa per la sua proprietà fra soggetti privati e il Comune.   

venerdì 13 gennaio 2023

Tagliacozzo

Stamattina siamo a Tagliacozzo. Volevamo andare un po' in giro con gli amici di Roma e siamo capitati qui, scegliendo a caso, senza un preciso motivo. In realtà c'è sempre un buon motivo per andare da qualche parte: il piacere di stare insieme.

Ti starai chiedendo cosa stiamo guardando col naso all'insù: ebbene, giunti in paese, dopo pochi passi del nostro solito girovagare senza meta, siamo arrivati nel duecentesco convento intitolato a san Francesco e nella volta a botte dell'ingresso abbiamo trovato affrescato l'albero genealogico delle diverse famiglie francescane del posto, formato da venti rami con i relativi nomi indicati sopra i volti. Da un'iscrizione alla base, apprendiamo che fu dipinto nel 1608, molti anni dopo la costruzione originale. Ed è questa particolare opera che ammiriamo a rischio di un torcicollo. 
Il paese non è molto grande e ci mettiamo poco a girarlo, anche se siamo costretti ad inerpicarci per strette stradine e ripide scale. Visitiamo una chiesa, ci affacciamo nel portone di un convento di Clarisse.

Poi ci dirigiamo verso la parte bassa del paese, verso il nostro ristorante. Per una volta abbiamo scelto con cura, analizzando su Internet consigli e voti degli avventori, è abbiamo trovato La Parigina, nome incongruo del quale dimentichiamo di chiedere una spiegazione ai gestori. Si tratta di un vecchio edificio lungo la via dei Mulini graziosamente ristrutturato. Ovvio che lungo la via dovesse esserci più di un opificio, visto che la strada costeggia l'impetuoso torrente Imele. Sotto un pergolato troviamo la foto di come si presentava il luogo un tempo e bisogna dire che il restauro è stato abbastanza rispettoso e non ha del tutto cancellato il passato.


Il confronto con la foto di almeno sessanta anni fa ci induce a qualche considerazione ma la discussione subito si spegne nel constatare che l'ora di pranzo è ormai giunta: ci affrettiamo ad occupare il nostro tavolo. Sedicente osteria, in realtà il locale che ci ospita è abbastanza raffinato da offrire un menù interessante e richiedere un corrispondente prezzo non proprio economico. Ma ne vale la pena: mangiamo decisamente bene, in una piccola sala accanto ad un termocamino che riscalda ottimamente l'ambiente. Fuori fa un bel freschetto ma è nulla in confronto con quel che verrà la prossima settimana, quando l'inverno si farà seriamente sentire per la prima volta quest'anno.

Dopo pranzo girovaghiamo senza allontanarci troppo dall'acqua. Dire che via dei Mulini costeggia il torrente è improprio: le case sono proprio SUL torrente e non si capisce esattamente come facciano a stare ancora su. Il paese è in fondo ad una gola profonda dove il sole d'inverno arriva poche ore: fa un gran freddo e ci sono punti all'ombra dove si sono formate sottili e insidiose lastre di ghiaccio. Non possiamo salire a monte e andare a curiosare fra le rovine degli antichi mulini. Sappiamo che il sentiero passa nel bosco accompagnato dal fragore del torrente in basso fino alla risorgente dell’Imele,  dove l’acqua fuoriesce copiosa e precipita formando una rapida e delle cascatelle: sarà per la prossima volta ma non prima della primavera.

Tagliacozzo era di sicuro zona di allevatori e doveva trovarsi al margine di un tratturo: lo deduciamo da questo vecchio cartello che intima ai pastori di non tagliare per le vie del paese con le loro greggi.


Ci saluta uno splendido tramonto che tinge di rosa la cima del Velino.