giovedì 1 maggio 2014

Tivoli, Villa Gregoriana


La Grande Cascata di Villa Gregoriana sbuca tutt' a un tratto nel verde paesaggio che costeggia la strada che da Marcellina porta a Tivoli: è una sorpresa! Uno spettacolo fantastico! Non si tratta delle solite cascatelle micragnose alle quali siamo abituati, ma di uno dei salti più alti d'Italia, con una notevole portata d'acqua.
Stupisce l'ambiente circostante: un paesaggio lussureggiante e quasi privo di costruzioni. Il colpo d'occhio che si riesce ad isolare è molto particolare, considerando che siamo in un grande e popoloso comune della provincia di Roma e che si tratta di un opera dell'uomo.
Bisogna dire che si tratta di un manufatto "riduttivo": la cascata originata dal fiume Aniene, che si buttava nella Valle dell'Inferno, un tempo doveva essere veramente spaventosa, come puoi vedere in questo dipinto del 1750 di Dietrich, intitolato Wasserfälle in Tivoli.
La posizione strategica del luogo suggerì di costruire comunque Tibur su questo sperone roccioso difeso naturalmente: qui sorsero l'acropoli e l'abitato antico. Una collocazione militarmente ed economicamente tanto importante da mettere in secondo piano le enormi difficoltà idrogeologiche da affrontare.
Nei secoli Tibur subì più volte la furia delle acque, finché nel 1826 papa Gregorio XVI,  dopo l'ennesima alluvione, decise di finanziare una colossale opera di canalizzazione delle acque. Fu così scavato un doppio tunnel per deviare il corso del fiume e farlo sfociare più in basso, fuori pericolo, modificando completamente l'aspetto della zona.
Il lavoro "accessorio" fu la sistemazione della valle che divenne Villa Gregoriana.
In anni più recenti fu costruita una diga per servire una centrale idroelettrica. A ciò si è aggiunto una minore portata dell'Aniene, intercettato più a monte per scopi irrigui. Tutto ciò ha ovviamente comportato una drastica riduzione della acque.

Eppure la grande cascata di Tivoli ci appare oggi ricca e suggestiva! Uno spettacolo splendido e uno scenario ideale per il nostro pic-nic del 1° maggio. Nonostante i numerosissimi visitatori, a tutti è dato di trovare una panchina, un praticello, un vecchio tronco o una roccia dove sedersi ad addentare i suoi panini.
Il paesaggio è estremamente vario e curato: non solo la grande cascata ma anche salti minori e terribili inghiottitoi dove le acque precipitano, una galleria "finestrata" per spostarsi comodamente lungo un versante altrimenti inaccessibile, splendidi giganti arborei che crescono altissimi dal fondo valle in cerca della luce.
E' il Fondo Ambiente Italiano che gestisce la villa, riaperta al pubblico solo da nove anni dopo un lungo oblio. Benemeriti! Che siano di esempio! Non possiamo non iscriverci all'associazione che ci permette di ammirare tanta bellezza!
Lo spettacolo più suggestivo è certo l'arcobaleno che si forma alla base della grande cascata: i "wonderful" e gli "anvedi che roba" dei tanti turisti si sprecano. Ma sono gli "ooooh" di meraviglia dei giapponesi - forse i più sensibili alla magnificenza del luogo - che più ci inorgogliscono: visto che roba? Eh, ragazzi, è l'Italia! Queste cose si vedono solo qui!
A dire il vero noi non potremmo proprio parlare: sono più di trent'anni che viviamo a pochi chilometri da qui e non avevamo mai buttato l'occhio su questa bellezza! Peggio, siamo venuti più volte a Tivoli, ma siamo arrivati sempre dalla parte "sbagliata", ignorando completamente lo spettacolo delle acque, le belle rovine della villa di Manlio Vopisco, lo splendore di questa valle.
Dobbiamo fare ammenda e documentarci di più quando andiamo in giro: pensare che c'è gente che fa decine di migliaia di chilometri per venire qui... Ma noi queste cose ai giapponesi non gliele diciamo, eh!





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