Insomma, ci fermiamo a vedere quel che resta di quest'enorme chiesa: è veramente incredibile! E soprattutto è incredibile che sia stata lasciata andare in malora dagli stessi monaci che, trasferitisi in altro luogo, pensarono bene di togliere e portarsi via la copertura in piombo del tetto! Non c'è niente da fare, i preti non li capiremo mai!
Troviamo che il luogo conservi un fascino misterioso, arcano e ciò nonostante i non pochi turisti presenti, moltissimi stranieri che vengono da ben più lontano di noi che queste cose le abbiamo a portata di mano.
Gli scorci da fotografare sono tantissimi! Dove guardi vedi inquadrature affascinanti ed è molto difficile fare una scelta. Come sarà poi difficile fare una selezione da proporre in questo post.
Molte decorazioni di grande originalità e scelte architettoniche non banali, come le colonne "a mensola", che non arrivano fino a terra ma si poggiano su una mensola a metà parete. Soluzione che dà slancio e lascia spazio.
Ma quello che colpisce maggiormente è l'intreccio di capriate che si sommano nell'ampia prospettiva.
Per ultimo ci inerpichiamo per la strada più difficile fino alla Cappella di Montesiepi, una piccola chiesa situata sulla collina a poche centinaia di metri dall'Abbazia. La Cappella fu costruita nel 1183 per ordine del vescovo di Volterra e racchiude al centro la roccia nella quale è infissa la spada di Galgano. Qui i turisti sono talmente numerosi da impedire fisicamente l'ingresso nella piccola chiesa: aspettiamo l'uscita di un folto gruppo per poter ammirare il manufatto.
Dopo uno spuntino in zona, presso la cooperativa agricola S.Galgano, riprendiamo la strada e andiamo avanti per più di 100 km fra monti e boschi. Ancora non paghi, ci fermiamo a Monterchi, in provincia di Arezzo, per ritrovare un affresco che abbiamo visto più di 25 anni fa: la Madonna del Parto. Strappato dalla chiesetta dove lo ricordavamo, restaurato e posizionato all'interno di un museo appositamente allestito, il dipinto ci sembra aver perso fascino, o forse gli anni sono tanti e la memoria ci tradisce... Certo è che questi contorni definiti, questi colori nitidi... Meglio forse uno sguardo dalla finestra sulle colline aretine.
Ancora 70 chilometri sulla statale di Bocca Trabaria, a tratti sotto la grandine, ci portano a scavalcare l'Appennino a quota 1500 metri: arriviamo a Urbino che è ancora giorno e ormai non piove più. Un certo appetito ci porta a cercare qualcosa di abbondante e succulento da mettere sotto i denti: andiamo da Carlo a Fermignano, meglio conosciuto, almeno fra di noi, come "la bocciofila" perché ospitato nell'edificio di un bocciodromo. Da Carlo non è un ristorante ma la vera, originale trattoria di paese, frequentata da gente del posto, dove servono poche cose ma tutte buone. Ci accontentiamo di una pappardella al ragù d'oca in due e una favolosa bisteccona di manzo a testa, veramente ottima. E' un locale che consigliamo, ma solo a chi è disposto a rinunciare a certe raffinatezze pur di gustare del cibo che vale il viaggio!
Avete fatto davvero un bel giro per la Toscana! San Galgano è meravigliosa, entrando tra quei ruderi sembra di tornare indietro nel tempo... Stupendo! ^__^
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