giovedì 11 ottobre 2012

Mantova

Per tornare a casa la strada non passa esattamente per Mantova, ma visto che ci troviamo da queste parti, una "piccola" deviazione ci sembra comunque un'ottima idea!
Per puro caso arriviamo in zona ad ora di pranzo e  guidati... dalla nostra guida (il naso!) capitiamo in un posto  come al solito un po' particolare: non siamo a Mantova ma in un piccolo comune alle sue porte, non siamo in un ristorante turistico ma più in una trattoria per camionisti, qui non servono piatti tipici mantovani ma coda alla vaccinara e abbacchio! Ma allora? Abbiamo sbagliato tutto? Niente affatto! La Pennichella è proprio il posto giusto... al momento giusto: le 13 e 30! E se la cucina è dichiaratamente romana e romano è il proprietario trapiantato qui da molti anni, ci viene in soccorso la figlia,  non mantovana doc ma sicuramente allevata a tortelli di zucca. Come quelli che ci propone, conditi con burro e salvia: sopraffini! Buone anche le fettuccine "paglia e fieno" fatte in casa e ottima la mostarda di mele che accompagna un ricco piatto di salumi e grana: questo è il giusto "contorno" per i taglieri che frequentemente si trovano nei menù di certi ristorantini scicchettosi! Altro che marmellatine!

La vista di una bella villa q
ui di fianco, che mostra con orgoglio i suoi 80 anni ben portati, ci ricorda che siamo qui anche per visitare la città: tutto sommato due passi sono pure necessari... Ci mettiamo in marcia e raggiungiamo senza ulteriori indugi Mantova.
Mantova ci appassiona subito... ehm, subito dopo aver trovato parcheggio, che qui non è cosa facile: siamo in un luogo ricco d'arte, suggestione e turisti! Tanti turisti! Ma a noi non va di andar per musei e mostre: preferiamo bighellonare in giro, infilarci nei tanti porticati, curiosare nelle vetrine dei negozi e negli androni dei palazzi, stare lì a guardare l'acqua che scorre sotto i ponti. Mantova non somiglia a Venezia, ma di acqua ne ha in abbondanza! Ne è circondata e attraversata.  Qui nel XII secolo Alberto Pitentino, architetto ed ingegnere idraulico, organizzò su incarico del Comune un sistema di difesa della città, facendo in modo che il fiume Mincio circondasse completamente il centro abitato, andando a formare quattro laghi: Superiore, di Mezzo, Inferiore e Paiolo. Mantova diventò così un isola.  Solo due ponti, il Ponte dei Mulini e il Ponte di San Giorgio, ancora esistenti, consentivano l'accesso alla città. Più tardi venne tracciato il Rio, un canale che collega il lago Inferiore a quello Superiore, tagliando in due la città: lo puoi vedere nella foto qui a lato.
Le strade qui non sono il massimo per passeggiare: in buona parte sono fatte con grossi ciottoli di fiume, materiale che evidentemente si trovava in abbondanza da queste parti. Ci spighiamo così il perché delle molte signore che, invece di delicati decoltè, indossano scarpe dalla suola robusta: camminare su questi sassi non è molto confortevole, specie se si vuole attraversare la grande piazza dove affaccia il Palazzo del Capitano, che vedi nella foto sotto. Curiosissimo il balcone, riparato da un grande "cappello" conico di rame e che al posto della ringhiera ha una gabbia di ferro: ricorda certi moderni balconi di zone del sud, ingabbiati similmente a difesa dai ladri. In passato qui avevano problemi simili...

Dobbiamo proprio andare: molti chilometri ci separano da casa. Alla prossima volta, Mantova!

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