giovedì 30 agosto 2012

Sant'Oreste, Alessandro al Campanile


Alessandro è uno che ci sa fare: sa come accogliere gli ospiti, come servire cose buone e come riuscire a presentare un conto contenuto e corretto. E’ uno caparbio che non si arrende quando le cose non vanno a modo e non si monta la testa quando vanno bene. Può sembrare un po’ ruvido ma se ti vede interessato sa condividere e raccontare le sue passioni per la speleologia e per il suo Soratte e soprattutto per il suo paese, Sant’Oreste. Alessandro è un amico. Ma non è solo amico nostro: è amico di tutti quelli che vanno a trovarlo nella sua casa/ristorante nel centro storico del paese e che come amici vengono accolti da lui e dalla simpaticissima moglie e dalle belle persone che ha saputo riunire intorno a se. Se riesci ad andarci prima che l’estate finisca, puoi chiedergli di cenare sulla terrazza, fresca e con una vista mozzafiato. Ma anche le stanze interne sono deliziose e confortevoli, stanze di una casa, arredate con gusto eclettico e retrò, con i ninnoli, le foto dei vecchi, i fiori, i disegni dei bambini, i centrini all’uncinetto, gli attrezzi di una volta, i “pezzi” trovati sulle bancarelle dell’usato, le teiere un po’ sbeccate, i vetri colorati. Non chiedergli niente: non si chiede cosa si mangia quando si va a cena da amici. Ti porterà le cose che ha preparato per te, sempre originali e oneste, e sarà una sorpresa. Anzi, molte sorprese. Puoi scegliere i dolci, questo sì, anche se è imbarazzante perché sono tutti buonissimi e graziosamente presentati: la mousse al cioccolato è ottima, ma Francesca preferisce la pannacotta con crema di caffè. Vedi tu e poi facci sapere se ti è piaciuto ma... scommettiamo di sì!

martedì 28 agosto 2012

Vicarello, l'Acqua delle Donne


Poco distante dalla trattoria dove siamo stati la scorsa settimana, c'è un cartello che ci ha sempre incuriosito: l'Acqua delle Donne. Stasera è la sera adatta per andare a vedere di che si tratta. Decidiamo di imboccare la strada un po' stretta indicata dal cartello, che finisce nel cortile di una specie di borgo: alcuni bassi edifici restaurati con cura, alberi e prati tenuti in buon ordine, un lungo fontanile in pietra a tre vasche e, quasi nascosti fra archi, colonne e quinte di piante, pochi tavoli al fresco della sera. Il tutto è forse un po' eccessivo e "costruito" ma non disturba più di tanto.
La tradizione però c’è tutta, si percepisce dalle parole e dai gesti dei proprietari, e c’è anche cultura, evoluzione di un ristorante nato con mamma Adele 25 anni fa e cresciuto fino a diventare questo luogo delizioso che ci convince: siamo nel posto giusto e possiamo fidarci di ciò che ci viene proposto. Fagottini di pasta fatta in casa con pere e formaggio, crepes dorate ripiene di carne e besciamella, polpette al vino e bocconcini di vitella all’uva! E tozzetti caldi al cioccolato e torta di frutta e granitina di fragole. Una squisitezza dietro l’altra!
Un discreto Aglianico (ma nella carta dei vini c’è ben altro!) ci conforta per tutta la cena e il conto che paghiamo - comprensivo di scorcio panoramico del lago e chiacchiere con il signor Agàpito vicino al fontanile - è un conto ragionevole, che avremmo solo preferito più corretto.
Qui è necessaria una piccola aggiunta: almeno per le nostre tasche, 86 euro corrispondono a "non abbiamo pagato poco". Ma come abbiamo appena detto e già dichiarato in altre recensioni, la valutazione di un ristorante per noi comprende tutto: quel che si mangia e si beve, ovvio, ma anche il posto, la cura con cui è tenuto, la simpatia e la cortesia di chi ci accoglie e... la sincerità, che è un qualcosa di quasi impalpabile ma per noi perfettamente percepibile, solo difficile da descrivere. Ci riesce bene Schulz quando nella notte di Halloween manda il Grande Cocomero a visitare l'orto più "sincero"...
Pertanto, la nostra valutazione è quattro punti. In altri siti abbiamo messo un cinque, ma questo è il nostro sito, lo facciamo solo per noi e per te, possiamo e dobbiamo essere più sinceri, appunto.

giovedì 16 agosto 2012

Monte Gelato


Monte Gelato lo avrai visto un sacco di volte: ci hanno girato film a decine, a cominciare da Rossellini nel ’50, e poi pubblicità a non finire. E’ un posto affascinante con tantissimi scorci, buoni per ambientare scene di antichi romani come di cowboy, ma anche adatti a fare da sfondo a storie in costume medioevale. 
Un tempo ci venivamo a fare il bagno, l’acqua era freddissima (da cui il nome) e pulita: un vero refrigerio bagnarsi in qualche calda giornata di trenta anni fa. Poi per molto tempo ci siamo affacciati solo per mostrare il luogo ad amici e parenti.
Negli anni Monte Gelato ha attraversato periodi buoni e cattivi, stagioni in cui era luogo frequentatissimo dai bagnanti domenicali, richiamati anche dalla facilità di accesso e di parcheggio, che lasciavano scie di immondizie e tracce distruttive del loro passaggio. Ma anche momenti di frequentazioni più “costruttive” quando il parco della Valle del Treja è stato istituito, nel 1982, e la zona sistemata adeguatamente o quando a fine anni ’80 archeologi italiani e britannici hanno condotto l’ultima campagna di scavi nella zona. 


Ora in questo pomeriggio di Agosto Monte Gelato appare un po’ polveroso (non piove da due mesi) ma sempre fresco, con qualche gitante, qualche albero caduto e lasciato lì, qualche attrezzatura in più che non ricordavamo, sempre quel tanto selvaggio ma col mulino restaurato, i passaggi e i sentieri tutto sommato puliti (qualche bottiglia di plastica, è vero, ma la stronzaggine, come dice una nostra amica, è apolide e omogeneamente diffusa a tutte le latitudini), il ristorante chiuso, l’agriturismo in ferie (non siamo mica in estate!). Purtroppo ci è impossibile inoltrarci più di tanto, visto che nessuno ha pensato ad attrezzare percorsi per disabili: chi può del gruppo va a scattare qualche foto alla cascata dalle rive un tanto impantanate e dall’odore un po’ melmoso. Fosse per noi, questo posto avrebbe un aspetto più curato. 

Per risolvere il sopravvenuto senso di delusione e... l’appetito, ci dirigiamo verso il lago di Bracciano, attraversiamo Trevignano e raggiungiamo la trattoria Vicarello, nell’omonima località: un ambiente semplice, con pochi tavoli, grande cortesia della famiglia (perché è una famiglia) che ci ospita sotto il pergolato, all’aria fresca di questa bella serata. Di fronte i resti ben conservati del borghetto con una graziosa chiesetta, non visitabili a quest’ora tarda. Come quasi sempre accade, abbiamo fatto la scelta giusta: linguine al baccalà e tonnarelli allo speck, coregone alla piastra e anguilla alla cacciatora sono di nostro gusto e la nostra piccola comitiva può accomiatarsi soddisfatta
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martedì 14 agosto 2012

Nepi


Passeggiata nel tardo pomeriggio a Nepi: anche qui siamo già stati diverse volte e anche qui ci piace tornare, un po’ per mostrare ai parenti un luogo di bellezza ma anche per scoprire, come inevitabilmente accade, nuovi angoli a noi ignoti.

Entriamo perciò da una porta secondaria, in piazza dei Bersaglieri, una zona pedonale che affaccia su una forra profonda. Sotto i nostri piedi scende una cascata, alimentata dall'acqua del fossato. Sullo sfondo c’è la bella torre che in precedenza ci era sempre rimasta nascosta. Per uno stretto passaggio si accede all'interno delle mura. Tutto è avvolto nella magica luce del tramonto e sembra emergere da un lontano passato: ci aspettiamo di vedere armigeri e carri, ma presto arriviamo a calpestare l’asfalto ed emergiamo nel presente.
Un presente relativo, forse un passato meno antico: belle case cominciano ad illuminarsi e possiamo ammirarne gli interni, i soffitti a cassettoni, le decorazioni, come se tutto si fosse nuovamente fermato anche se questa volta ad un secolo fa. La luce particolare ci consente di prendere delle foto che sembrano acquarelli! D'altronde qui sono venuti grandi pittori e forse della loro arte ne è rimasta traccia nell'aria.
E' un posto particolare, Nepi, forse perché da qui è passata la storia, quella vera. Fondata cinquecento anni prima di Roma, l’antica Nepet  ne ha viste di tutti i colori: saccheggiata più volte durante le invasioni barbariche, conosceva nell'alto medioevo un periodo di notevole splendore perché attraversata dalla via Amerina e nell’VIII secolo era potente al punto di mandare contro Roma un esercito, assoggettare la città eterna e far nominare papa il fratello di Totone, Duca di Nepi. Nel 1002 qui moriva Ottone III di Sassonia, il restauratore del Sacro Romano impero, nel 1244 Federico II l’assediava, nel ‘400 Lucrezia Borgia ne era governante, nel ‘500 a Nepi si costruivano splendidi edifici, nel ‘700 i francesi l’assediavano e così via fino al 1870, quando veniva unita al Regno d’Italia. 
Vien fatto di pensare che tanti avvenimenti lascino una traccia, come una registrazione su un vecchio nastro magnetico che spunta fra le antiche pietre e si svolge nel presente, influenzandolo, modificandolo... 
Toh, ecco là il Valentino che saluta l'amata sorella Lucrezia, alla quale ha fatto appena uccidere il marito... ehi, ma come è possibile?

domenica 12 agosto 2012

Sant'Oreste, Festa dei Vicoli


Ma siete sempre qua?
Beh, sì, Agosto a casa...
Va be', ma sempre a Sant'Oreste...
Eh, mica è colpa nostra! Che ci possiamo fare se dopo la Festa dei Trattori e la Festa Democratica questa settimana hanno messo su la Festa dei Vicoli? E la settimana prossima quella dei Giovani? E' colpa dei santorestesi che sono festaioli! Anzi, non perdiamo tempo che la festa è grande e dobbiamo girarla tutta.

Cominciamo a destreggiarci fra la gente che affolla le stradine del paese, operazione non facile che può costare qualche "acciaccatura": bisognerebbe ricordarsi di non indossare sandali in simili situazioni. Primo stop ad ascoltare "la Banda dell'Orto"che affianca una bancarella di verdure fritte: gradevoli gli uni e appetitose le seconde. Nel vicolo di lato il più anziano sassofonista del paese sta ancora finendo di preparando la “vetrina” dalla quale più tardi offrirà la sua musica.

Numerosi gli espositori più vari, di antiquariato, oggettistica, artigianato: non si fa in tempo a guardare tutto. Inciampiamo in un’esposizione di peperoncini piccanti dalle fogge particolari e dai nomi inquietanti, come il Trinidad Moruga Scorpion, che - si comprende facilmente - non è il caso di provare! Seconda fermata allo stand dell’associazione Gente d’Africa per lasciare un contributo e provare gli stuzzichini che porgono, anche abbastanza ricercati, come certi assaggi di formaggi caratteristici.

La Piazza delle Capre quest’ anno non è intasata di tavoli e possiamo gironzolare fra gualche stand gastronomico e buttare un occhio allo spettacolo per bambini che si sta rappresentando. Ma tutti questi antipasti ci hanno stuzzicato un po’ l’appetito: dove sono i veri tavoli della festa? Abbiamo visto diversi tavolini da pizza, altri da panino, ma quelli “seri” dove li hanno nascosti? No, perché l’odore inconfondibile degli arrosti santorestesi aleggia appena nell’aria, portato dal vento, lontano ma pur sempre concreto! Chiedendo in giro scopriamo che un grande stand gastronomico è stato allestito nel giardino del Convento delle piazza del Comune: lì potremo degustare le squisitezze locali! Il giardino, nella parte opposta del paese rispetto a dove ci trovavamo, dall’alto è uno spettacolo di gente che mangia con impegno, mastica a 32 denti, assapora attentamente le pappardelle al cinghiale e lo spezzatino dell’irsuto mammifero: ci uniamo convintamente agli altri e cerchiamo di recuperare. Non siamo abbastanza veloci e finiamo fra gli ultimi a lasciare i tavoli, non prima di aver salutato la cantante che ha allietato la cena.

Due passi per raggiungere la macchina, ma prima ci fermiamo vicino all’arco per ascoltare qualche minuto il trio rock di questa sera: un bravo cantante-chitarrista-blusman-cowboy che sembra interessare molto il pubblico femminile meno giovane e una brava e graziosa batterista che affascina gli altri presenti. Ma gli applausi sono soprattutto per lui, l’immarcescibile e sempre presente Edoardo, bassista “residente”.

sabato 4 agosto 2012

Sant'Oreste, Festa Democratica


Eh, non ci sono più le Feste de L'Unità di una volta! Se è per questo, non ci sono neppure più i comunisti: si saranno estinti a causa della dieta a base di bambini, che come si sa fa malissimo. Accontentiamoci dunque di questa Festa Democratica. Talmente democratica che al nostro tavolo siede un nobile abitante di queste parti, che sappiamo di sicuro non avere simpatie sospette ed essere un convinto fautore del ritorno alla monarchia. Capirai, è un Principe! E democraticamente dividiamo con gli altri commensali il buon cibo che i compagni - ma si chiameranno ancora così? - del luogo preparano abilmente, già pronti a servire ai lunghi tavoli sin dalle 19. L'odore di brace ci stuzzica e apre lo stomaco! I tonnarelli al ragù e ai porcini spariscono in un amen... in altri tempi si sarebbe detto spariscono in un "sì, compagno segretario!", ma i tempi sono appunto cambiati e i tonnarelli vengono ingurgitati dai presenti molto più velocemente che prima!
E' meglio così, perché ora si passa al piatto forte, alla specialità, all'eccellenza di Sant'Oreste: la bistecca alla brace! Mai, mai abbiamo mangiato bistecca più buona! Più profumata, tenera e saporita! Ma che gli danno a mangiare a 'ste bestie? Ma come fanno a metterti nel piatto una roba così buona e abbondante a 9 euro?
Oh ragassi, basta mangiare! E' il momento della politica, il cuore della Festa: il comizio! Che? Non si chiama più così? Va be', insomma, sempre c'è un palco e qualcuno che parla... Ascoltiamo il sindaco nel suo intervento, incisivo nell'elencare quel che è stato fatto dall'amministrazione comunale e duro nel criticare l'opposizione. Lo applaudiamo, convinti, anche se non siamo del posto.
Ed ora, il liscio! No? Niente liscio? Va bene, niente liscio. Insomma, che si suona? Ecco salire sul palco un gruppo di menestrelli un po' âgée che attacca un rock anni '70 e va avanti così per tutta la serata! Bello! A noi il liscio manco ci piace!
Un bel caffè al bar sul corso, con un panorama infinito: scorgiamo
all'orizzonte le sagome dei monti del reatino, imbiancati dalla luna. La serata è giusta, la temperatura piacevole, la gente simpatica. Che bello questo posto! Da prenderci casa.