mercoledì 9 novembre 2022

Arpino, Isola del Liri, Abazia di Trivulzi, Posta Fibreno, San Donato Val di Comino

 


Un viaggiucchio lungo e insolito: non capita spesso di stare in giro per tre giorni con la mia sorellina e il cognato. Si fa base e si parte ogni giorno da Arpino e si vede quel che c'è da queste parti, indubbiamente una zona per noi poco  conosciuta. 
Si comincia dalle rovine dell'antica Acropoli che risale all'800 a.C., custodita all'interno di tre chilometri di mura megalitiche, nelle quali si apre questa rara porta a sesto acuto. Attraverso la porta, sullo sfondo si scorge la medioevale Torre di Cicerone, fatta erigere da Carlo d'Angiò nel 1265 a difesa della Valle del Liri.
Tutto sommato meno interessante la cittadina, anche perché siamo decisamente fuori stagione e trovare anche solo un ristorante aperto è un'impresa.

Il giorno seguente ci spostiamo a Isola del Liri, una cittadina costruita in origine su un'isola formata dal fiume Liri. E qui di acqua ce n'è in abbondanza: nella foto la Cascata Grande che ha una sorella, non così spettacolare, utilizzata per alimentare un impianto di produzione elettrica. L'acqua ha permesso l'industrializzazione della zona che nel XIX secolo era concentrata nella produzione di carta, lana, feltro e derivati. La fine del secondo conflitto mondiale portò alla distruzione delle fabbriche e alla scomparsa delle attività.
La tappa successiva ci porta all'Abazia di Trivulzi che visitiamo a lungo ma separatamente: i cagnolini, anche se microscopici non sono ammessi. Fantastico il giardino e di grande bellezza le sale della farmacia.




Ancora un giorno insieme: decidiamo di recarci al lago di Posta Fibreno ma veniamo ingannati dal navigatore che ci porta nella piccola cittadina omonima. Il lago è laggiù in basso, dove molti laghi normalmente si trovano. Possiamo però ammirare questo particolare murales che fa mostra di se in un parcheggio e verificare che il lago, visto dall'alto, non sembra poi particolarmente interessante.

Concludiamo il nostro tour a San Donato Val di Comino. Una simpatica trattoria ci rifocilla all'aperto, nel pallido sole di novembre e i giochi per bambini del parco pubblico danno un'occasione di svago a quelli di noi più giovani

martedì 1 novembre 2022

Sorgenti del Clitunno, Campello e Scheggino

 Le sorgenti del Clitunno le trovi lungo la Flaminia, non distante da Trevi. Le visitiamo in compagnia dei nostri due amici che non le conoscevano e ne rimangono entusiasti: sono di una bellezza che non ti stanchi di ammirare.

Noi ci eravamo stati nel 2015 e il tempo passato ci sembra aver ristretto il luogo: lo ricordavamo più grande, sicuramente meno frequentato. Ora è un po' assediato da ristoranti, bar e pizzerie che solo sette anni fa non ci sembra ci fossero. Ma una volta entrati in quello che fu strutturato nell'800 come parco dal conte Paolo Campello, tutto quel che è fuori si dimentica e non ti accorgi del tempo che passa. Non è un caso se Corot e Byron visitarono il luogo e lo citarono nelle loro opere e Giosuè Carducci ne fu tanto colpito da comporre l'ode "Alle fonti del Clitumno":

Ancor dal monte, che di foschi ondeggia
frassini al vento mormoranti e lunge
per l'aure odora fresco di silvestri
salvie e di timi,
scendon nel vespero umido, o Clitumno,
a te le greggi...

Dopo un paio di giri decidiamo di spostarci nel vicino paese di Campello ma la cosa si rivela un po' complicata. Campello è costituito dall'aggregazione di 13 frazioni e riusciamo a visitarne solo una e mezza: Acera, un affascinante borgo sulla cima di un colle, dominato da un castello, si rivela impenetrabile ad un automobile moderna, tutto stradine strette che ci costringono a temerarie retromarcia. Certo, potremmo girarlo a piedi, ma come si dice, si è fatta una certa e risentiamo anche dell'ora solare. Insomma è tardi e abbiamo fame, quindi raggiungiamo rapidamente l'Osteria del Tempo Perso, vicino Spoleto, dove siamo attesi da un cameriere simpatico, una cuoca bravissima e da un branco di turisti urlanti che ci deliziano con le loro voci melodiose. Non può andare sempre tutto bene.

Ci rifacciamo nel dopo pranzo recandoci a Scheggino: silenzio e scale, tante, sono adeguati e propedeutici ad una buona digestione. 

Il ritorno sarà un po' complicato: si conclude il ponte di Ognissanti e tutti ma proprio tutti stanno tornando a casa

sabato 4 giugno 2022

Cascata di Trevi nel Lazio

Oggi fa un gran caldo! Cosa c'è di meglio che recarsi in un luogo fresco? E' quel che provvediamo a fare senza indugio alcuno. La meta - e sì, stavolta abbiamo una destinazione, non si può rischiare! - è la cascata di Trevi. Dobbiamo fare un po' di strada ma non ci pesa e nonostante il fine settimana in un paio d'ore siamo sul posto. Scopriamo con disappunto che il sentiero è chiuso per il crollo di un ponticello ma non ci scoraggiamo: si scavalca, si supera un passaggio un po' difficoltoso ed eccoci immersi nella natura quasi incontaminata del Parco dei Monti Simbruini. Il salto della cascata non è particolarmente alto e spettacolare ma lo sono i colori e la trasparenza dell’acqua, la vegetazione intorno e la sensazione di trovarsi in un posto fresco, lontano dai suoni della civiltà.
Non che siamo soli: parecchi altri camminatori si sono avventurati lungo il percorso. Scopriremo in seguito che esiste un passaggio più sicuro a poca distanza da dove abbiamo scavalcato.


Ovviamente non possiamo resistere dal mettere i piedi in questa freschissima acqua: è veramente piacevole! Ma non bisogna pensare solo al godimento del corpo: anche lo spirito ha le sue esigenze. Perciò dopo aver sguazzato per bene ritorniamo indietro e ci mettiamo in cerca di un luogo spirituale: un ristorante di campagna, un'osteria, non siamo molto esigenti. Troviamo a poca distanza la trattoria Il Casale La Foce: perfetta! Le squisite pappardelle al ragù e l'abbondante tagliere di salumi e formaggi non ci fanno rimpiangere il fresco delle acque dell'Aniene, anche se fa caldo, fa veramente caldo


domenica 29 maggio 2022

Sarteano, Cetona, Fabro

Siamo in Val d'Orcia, al confine con la Val di Chiana e intendiamo visitare Sarteano. Si rivela una buona scelta: il paese è grazioso e ordinato, il castello sta in disparte, non particolarmente minaccioso. Ladislao re di Napoli tentò inutilmente di conquistarlo ma si scontrò con le milizie locali che lo difesero strenuamente. Magari dopo 600 anni se ne ricordano ancora, meglio non far sapere che siamo napoletani.
Per pranzare troviamo un posticino convincente: non è certo un ambiente moderno o sofisticato, anzi, non ha neppure l'insegna e il nome, Tripolitania, è dipinto in verticale sullo stipite della porta. Il locale ricorda più la cucina di una vecchia casa e dal nome si deduce che risale ad un centinaio di anni. Non chiediamo ma l'impressione è che sia a conduzione familiare e che chi ora lavora qui sia il bisnipote del militare tornato dalla Tripolitania. Il menù è strettamente del territorio, con piatti veramente buoni: non possiamo provarli tutti ma  pici al ragù di chianina ci convincono.


Abbandoniama Sarteano per proseguire per Cetona, meno memorabile ma solo per colpa della digestione in corso.

Terminiamo la giornata fermandoci brevemente, sulla via di casa, a Fabro


 

sabato 21 maggio 2022

Maenza, Fossanova, Sabaudia





Come mai siamo qui? Un caso, come al solito: è sabato e si va in giro. Per una volta non siamo a caccia di ristoranti ma ci ristoriamo con il panorama di Maenza (e con un panino portato da casa).
Visitiamo poi a lungo l'Abbazia di Fossanova.
Ma le giornate ormai sono lunghe e possiamo persino permetterci una puntatina sulla spiaggia di Sabaudia