martedì 5 marzo 2019

Massa Martana


Ci concediamo una "fuitina" dalla solita routine e partiamo nel primo pomeriggio per un viaggiucchio infrasettimanale, lungo la E45. Superato le località già conosciute, Amelia, Narni e San Gemini, scartate per ora Montecastrilli e Acquasparta, decidiamo di visitare Massa Martana.


C'è qualcosa di insolito in questo paese, che sin dalla prima occhiata appare diverso dai tanti borghi medioevali che conosciamo: tutto sembra nuovo e pulito, dritto e preciso... Prendiamo un buon caffè nel bar subito passato il massiccio arco che dà accesso alla piazza e ci infiliamo fra le stradine: non una porta rabberciata, un'erbaccia, un lume sbilenco... Le strade di blocchi levigati, i muri perfettamente a piombo, gli intonaci senza una gobba... Al margine del borgo sbuchiamo in un cantiere: stanno costruendo una passeggiata panoramica che si affaccia nella valle, in bella pietra grezza: ma sotto lo strato a vista c'è del robusto cemento armato...


Poi le vediamo, sono qui, dietro l'angolo, le ultime rimaste, le ultime macerie delle case crollate nel '97. Una scala finisce nel nulla, una porta si spalanca nel vuoto, delle mollette sul filo sospeso a dieci metri da terra, una tenda dietro un vetro miracolosamente intatto. A Massa Martana 22 anni fa non era rimasto più nulla, pietre e polvere: il terremoto era durato mesi, ogni scossa doveva essere l'ultima, ma poi un'altra, poi un'altra ancora. Umbria e Marche furono devastate. Il 26 settembre veniva giù la volta della Basilica di Assisi, il 14 ottobre cadeva la lanterna del Palazzo Comunale di Foligno. Visso, Fabriano, Matelica furono sfigurate, morti, feriti, sgomento e dolore. Poi la ricostruzione.
Massa Martana ora non avrà più quel fascino che non abbiamo conosciuto, ma è di nuovo in piedi, è di nuovo viva, è di nuovo qui, anche per noi.



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