Siamo dei grandi appassionati di sagre e fiere paesane. O meglio lo eravamo. Non per colpa nostra: non abbiamo cambiato gusti, sono le sagre ad essere cambiate! Fino a pochi anni fa le sagre - almeno quelle che noi frequentavamo - avevano caratteristiche comuni, punti fermi che apprezzavamo molto: atmosfera rilassata e informale, anche se la festa si svolgeva in un famoso luogo di villeggiatura, buona musica, con preferenza per le orchestrine di liscio, bancarelle di artigianato e prodotti del territorio, ottimo cibo, con ovvia preferenza per le specialità locali e prezzi bassi. Da sagra, appunto.
Da qualche tempo non è più così: siamo capitati in sagre dove la gente si aggira fra stand di articoli cinesi, inebetita da musica skifa mandata a volume altissimo, costretta a mangiare orrendi hamburger finto macdonald a prezzi da ristorante stellato, impossibilitata a rilassasi o a scambiare due parole. Chi soffre di più sono gli anziani, abituati a incontrarsi in queste occasioni, stare in panchina a guardare la gente che passa, ascoltare la banda e fare un giro di mazurca.
Ma la cosa peggiore è essere presi in giro: non si può, proprio non si può fare una Sagra della Fragola dove il frutto è presente solo come marmellata che accompagna il pecorino! Non avete fragole? compratele! Non sapete come si fa il risotto alle fragole? imparate! Oppure cambiate nome e inventatevi la Sagra degli Scrocconi o la Fiera di Nientedispeciale.
Il fatto è che anche le Sagre sono diventate un business, senza regole e esentasse: un comitato organizzatore, con pochi giorni di lavoro e contando sulla partecipazione volontaria dei giovani del posto, può facilmente realizzare un bel guadagno. E chissenefrega delle fragole, degli anziani e del liscio!
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