sabato 5 aprile 2014
Barbarano Romano
Piove! Una strana primavera, quest'anno: il maltempo è concentrato prevalentemente nei fine settimana... Decidiamo di andare verso il mare comunque: uno spaghetto a vongole e una passeggiata sulla spiaggia sotto l'ombrello non è poi un programma disprezzabile. Poi per strada ragioniamo sul fatto che arriveremmo a vedere le onde troppo tardi per mangiare qualcosa, quindi conviene fermarsi per strada, ecc. ecc. Insomma, la solita storia, dirai tu. Beh, in parte hai ragione, ma converrai che è bene essere flessibili e adattare il programma alle contingenze, no?
Piove, spiove, sembra voler metterci in difficoltà e spingerci a scelte affrettate, ma noi siamo meticolosi e non ci accontentiamo facilmente: dopo un discreto girovagare, dopo esserci affacciati prima a Villa San Giovanni, poi a Blera, approdiamo a Barbarano Romano. Questo paese ci convince, ma non sappiamo ancora perché: non abbiamo indicazioni né ricordi particolari, anche se qui già siamo stati in passato. Ci lasciamo guidare dal "fiuto": pur non percependo odori speciali, nell'aria aleggia un qualcosa di buono... Ed eccolo il "posto"! Esattamente come piace a noi! Una vera antica osteria! Affumicata e buia, col pavimento di cotto vero e i tavolacci incisi dai coltelli! E un camino che è uno spettacolo!
Questo non è un caso: siamo bravi a trovare posti affascinanti. E La Pacchiona, in via Vittorio Emanuele, ne supera molti!
La vecchia proprietaria, una donna che sapeva bene come far da mangiare e tenere a bada i clienti, mestolo alla mano, era appunto soprannominata Pacchiona, ed era così famosa nella zona da spingere gli attuali gestori a conservare il nome della "ditta".
Siamo nelle cucine di un nobile palazzetto - le iscrizioni sulle finestre non lasciano dubbi - che negli anni, anzi nei secoli, hanno mantenuto la loro funzione originaria: qui si è sempre fatto da mangiare, per i ricchi o per i poveracci.
Qui "l'acquacotta" è di casa e le fettuccine fatte a mano sono squisite. Gustiamo una bistecca profumata, cotta davanti a noi sulla brace del monumentale camino che occupa un terzo della parete della sala centrale. La gentilezza e la simpatia di chi ci accoglie condisce il tutto.
Siamo proprio contenti di questa nuova scoperta: la Pacchiona è un posto che raccomanderemo ai nostri amici.
I consueti due passi dopo pranzo sono ben più di due: Barbarano si mostra ricco anche dal punto di vista architettonico, e va visitato con calma e attenzione, magari in un una giornata di sole. Ci accontentiamo di aprire e chiudere l'ombrello all'occorrenza e ispezioniamo minuziosamente il luogo.
Già a poca distanza dall'osteria, un particolare stemma attira la nostra attenzione: compare scolpito nella chiave d’arco in peperino dei due portoni di un edificio sempre in via Vittorio Emanuele. Apprendiamo trattarsi del palazzo di una nobile famiglia del luogo, i Sagretti, e che il cannone, elemento centrale dello stemma, indica che i suoi appartenenti ricoprivano incarichi militari.
I rimaneggiamenti edilizi non sono pochi, spesso fatti con cura e competenza. Altre volte si vedono vere brutture: la stessa Collegiata, il cui impianto originario risale all'XI secolo, è stata a più riprese ricostruita e modificata tanto da rendere molto difficile condividere le parole che ne elogiano la bellezza in un cartello turistico posto dinanzi alla chiesa.
Non mancano angoli curati e graziosi: si vede la mano di chi cerca di costruire nella seconda casa un pezzetto di quel paradiso che non trova posto sui balconi urbani.
Il paese affaccia nel Parco di Marturanum, una vasta area protetta ricca di emergenze archeologiche risalenti alla civiltà etrusca, ma dove si trovano anche i resti dell'antica città di Marturanum, abbandonata nell'XI secolo, e dell'antica via Clodia.
Apprezziamo molto gli sforzi fatti per tenere in vita i piccoli borghi, spesso portati avanti non dai residenti ma da chi ha trovato in questi luoghi pace e tranquillità. Apprendiamo che qui a Barbarano hanno casa famosi personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo: non ne incontriamo nessuno, o forse si tengono ben nascosti, ma giochiamo ad indovinare a chi appartengano le case meglio restaurate.
Ma i barbaranesi non hanno certo abbandonato il paese: lo si vede dagli angoli ancora "genuini", dai panni stesi (pochi, ma il cielo oggi non permette grandi bucati), dalle tende alle finestre fatte all'uncinetto, da qualche "Apetto", traccia sicura della presenza di persone che devono trasportare piccoli carichi di prodotti agricoli o di legna.
Immancabili il lavatoio e il fontanile, oramai quasi sempre ridotti a puro elemento di decoro, a volte trascurati o abbandonati, ma non qui a Barbarano, dove sono curati, puliti e ricchi d'acqua.
Andando via facciamo una puntatina al mare, che non è molto distante, un po' per tener fede al nostro proposito originario, un po' perché ci manca sempre! Qualche raggio di sole accompagna la nostra passeggiata. E sulla via del ritorno veniamo premiati anche da un bellissimo arcobaleno.
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