domenica 9 settembre 2012

Ficulle Monteleone d'Orvieto Città della Pieve

Una domenica in Umbria per rilassarci dopo le fatiche della Fiera. Come al solito si parte un po' tardi, anzi, decisamente tardi, tanto che prendiamo l'autostrada per allontanarci più rapidamente da casa e raggiungere un posto da pappardelle al cinghiale ad un'ora ragionevole. Usciamo a Fabro, evitiamo il megaristoranteturistico che c'è giusto dopo il casello e... quasi investiamo un ragazzo che sventola volantini! Da queste parti i ristoratori non se la devono passare bene con questo mangificio che rastrella tutti quelli che si affacciano all'uscita dell'autostrada. Il giovanotto cerca di convincerci che anche suo padre, a pochi chilometri da qui, fa da mangiare bene: per una volta cediamo, anche perché comincia ad essere veramente tardi e bisogna pur prendere una decisione. Andiamo dunque a Ficulle, alla Castagneta, un onesto locale a conduzione (e pubblicità!) familiare. Siamo soli, è vero, e il posto non ha fascino, è decisamente fuori dal circuito turistico e lontano dal paese che neppure vediamo, ma insomma siamo qui e dunque proviamo 'ste pappardelle al cinghiale e, visto che ci troviamo, anche i pici col sugo d'oca: non sono malaccio, migliorabili, ma si sta bene seduti all'ombra a sorseggiare un vinello non disprezzabile.

Arriva persino un altro avventore, il classico cliente abituale d'una certa età, solo, dotato di iphone e di decappottabile, che anima un po' il luogo con le sue telefonate a giovanotte probabilmente avvenenti e amici che lo sopportano di buon grado: ma si può chiamare gente alle 2 del pomeriggio di domenica per discutere degli appuntamenti della settimana? Ma state rilassati! Una bistecca e va via. Lo imitiamo facendoci servire una buona carne alla brace e un arrosto ai funghi non male. L'accompagnamento di bruschette risulta un'ottima scelta! E la torta "fatta in casa" non ci dispiace affatto.
Allontanandoci da Ficulle ci fermiamo incuriositi dal cartello "Piste del Ruzzolone": si tratta di quattro percorsi affiancati in erba, dai bordi rialzati, in piano, che ci sembrano poco adatti ad esibirsi in ruzzolate... Apprenderemo poi che il Ruzzolone, o Ruzzola o Buzzica o Rutolone, è un antico sport del centro Italia, consistente nel far ruzzolare un disco di legno spesso, originariamente una forma di pecorino stagionato, lungo una pista, servendosi di una cinghia di corda: vince chi arriva prima.

Ci rechiamo non molto distante a Monteleone d'Orvieto, paesino adatto a fare due passi per favorire la digestione: una grande piazza sovrastata dal bel campanile "civile" (la puoi vedere nella prima foto) e dei vicoli graziosi, dove scambiamo qualche chiacchiera con un paesano che ci racconta della storia della sua famiglia, originaria del luogo. Un luogo civile, appunto, con tanto di teatro, che si intuisce non essere il solito posto da seconde case, spopolato d'inverno e privo di una sua identità. Un panorama notevole, con vista sul Terminillo e sul più vicino Monte Peglia, ci delizia. Tranquillità, profumi, giardini nascosti dai rampicanti. Ce ne allontaniamo con qualche malincuore per dirigerci verso la prossima destinazione.

Eccoci a Città della Pieve: un paese decisamente grande per i suoi non numerosissimi abitanti (poco più di 7000), di impianto medievale, che domina la Valdichiana e il lago Trasimeno. Per la sua vicinanza a Perugia, Castel della Pieve (come in origine si chiamava) è sottoposta sin dal 1188 al dominio della più grande città di pianura, particolarmente interessata al controllo sui territori agricoli del "Chiugi" (tra il lago di Chiusi e il Trasimeno) e alla difesa dei propri confini contro la nemica Repubblica di Siena. La borghesia pievese, dedita principalmente alla lavorazione del laterizio e del "panno cremisi", si ribella continuamente aspirando alle libertà comunali. Al guelfismo di Perugia si oppone così il ghibellinismo di Castel della Pieve che porta, sotto la protezione di Federico Il di Svevia, all’istituzione del libero Comune a partire dal 1228, anno in cui l’esercito imperiale e quello senese irrompono in Valdichiana contro le città guelfe di Orvieto e Perugia. È di questo periodo la definitiva conformazione urbanistica pervenutaci pressoché intatta fino ai giorni nostri, già terminata nel 1250, anno di morte di Federico II. Non è quindi un caso che la forma urbana assomigli ad un’aquila, simbolo dell’Imperatore, che avanza minacciosa verso Roma. Le tre parti dell'"aquila" coincidono con i tre Terzieri, suddivisioni amministrative della città, che a loro volta alludono alle tre classi sociali: alla testa corrisponde il Terziere Castello o classe dei cavalieri; alla pancia, il Terziere Borgo Dentro o borghesia; all’ala-coda, il Terziere Casalino o classe dei pedoni. Nel 1250 Perugia riprende il controllo di Castel della Pieve costringendola a fornire tanto mattone da lastricare la Piazza Pubblica della città dominante. A partire da questa data Perugia impedisce l'espansione della città ribelle. 

Dopo questi brevi cenni storico-architettonici (ringraziamo il sito www.cittadellapieve.org per il prestito), veniamo alla nostra bella giornata settembrina che non ha attirato solo noi ma anche moltissimi altri turisti, complice la manifestazione Zaff! dedicata allo zafferano. Ma la cittadina offre tanti altri motivi per una visita: in primo luogo è un paese dal ricco passato e i numerosi edifici di pregio ne danno testimonianza. La Biblioteca Comunale, della quale puoi vedere un corridoio affrescato nella terza foto, ospita una parte della manifestazione: ci restiamo un bel po' a girare per il cortile, dove c'è una mostra fotografica sull'eros, in qualche maniera collegata allo zafferano, per poi perderci nei profumi di una mostra "sensoriale" di essenze odorose. Al piano superiore sono custodite splendide collezioni naturalistiche ricche di esemplari di animali impagliati, coleotteri, minerali, conchiglie, ma anche una inconsueta raccolta di semi. Ammiriamo un erbario di recente composizione e la riproduzione di ambienti naturali della zona.
Da una finestra riusciamo anche a scattare una foto della Cattedrale dell'VIII secolo, per una volta da un punto di vista che permette una ripresa decente: un piccolo tocco di fotosciopp e le linee verticali sono ben dritte! (quarta foto).
Gelato in piazza: comodamente seduti ai tavoli del caffè Pippo, cullati dalla musica diffusa in tutta la zona da altoparlanti, assistiamo all'esibizione degli allievi di una scuola di Tai Chi Chuan: una danza lenta che simula le mosse di un combattimento, oggi conosciuta in occidente soprattutto come ginnastica e come tecnica di medicina preventiva. Molto, molto piacevole!
Non riusciamo a non comprare un balsamo per gli occhi in vendita nel bel mercato coperto e dei bulbi di crochi, assolutamente fuori stagione di impianto. Anche da qui, dai giardini un po' nascosti su quello che forse è un bastione (dove si svolge un corso di cucina!), il panorama sulla valle è bellissimo.
Insomma, siamo proprio contenti di essere venuti a Città della Pieve! E' un bel posto, pieno di vita, di iniziative adatte a tutti i gusti, ci sono bei palazzi, tante cose da vedere, decisamente non è possibile annoiarsi. Dobbiamo tornarci!

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