sabato 2 giugno 2012

Roma, Stazione Tiburtina

Attenzione, in questo post non si parla di ristoranti né di cibo: per una volta ci limitiamo ad andare in giro, guardare e  fare foto!
Ci troviamo a Roma per altri motivi dalle parti della nuova stazione Tiburtina e decidiamo di dare un'occhiata: non capita tutti i giorni che in una grande città si costruisca una nuova, grande stazione ferroviaria e in questo caso siamo davanti a qualcosa di veramente unico e colossale! E alla straordinarietà della costruzione si aggiunge il suo essere, al momento, pochissimo frequentata: non molti treni e non tanti passeggeri, anzi siamo quasi soli in questo enorme edificio. Una sensazione molto particolare, se si pensa a come appare anche la più piccola stazioncina sperduta in un angolo remoto della penisola: quasi sempre costruzioni non recenti se non proprio vecchie, spesso malmesse, mal curate, sudice e tristi, in genere strapiene di gente affaccendata o sfaccendata, di rumori, di voci, traboccanti di bagagli, di masserizie, di valigie da non inciampare e di odori, tanti odori sgradevoli che pure si fondono in quello che si definisce "odore di treno". Niente di tutto ciò: qui l'odore è di nuovo: gomma nuova, cemento fresco, metallo ruvido, plastica. E detersivo: sembra tutto appena pulito, come se migliaia di addetti avessero da poco passato lo straccio, lucidato, strofinato, lavato e risciacquato! Cristallo, cristallo a perdita d'occhio, vetrate che partono da terra e crescono su su fino al soffitto, a 10 metri d'altezza! E acciaio e legno e alluminio. E non ci sono suoni, se non quelli delle nostre voci che rimbombano, di lontani visitatori che a stento riusciamo a scorgere, di rari annunci di treni in partenza o in arrivo.
Si perché la stazione è a tutti gli effetti aperta, in uso, ma molti uffici sono ancora da inaugurare, i treni sono pochi, gli spazi enormi, la struttura a più livelli separa fisicamente gli ambienti dedicati ai passeggeri, agli uffici ed ai servizi dai binari. Quando tutto sarà finito di qui passeranno migliaia di persone, le scale mobili traboccheranno di gente, i corridoi straborderanno di passeggeri indaffarati, i bar e i ristoranti di avventori affamati, i marciapiedi brulicheranno di uomini sudati, di ragazzi vocianti, di bambini frignanti, di padri accompagnanti, di amici festanti, di mamme commosse per l'ultimo saluto, di fidanzati desiderosi dell'ultimo bacio. 
Per ora niente di tutto ciò, solo un gigantesco ponte che unisce due quartieri della città da sempre separati dai binari: basterà a trasformare abitudini e percorsi dei romani? Per il momento non possiamo che immaginare questo luogo come sarà fra un anno o due e iniziare a rimpiangere il momento di sorpresa e stupore che stiamo vivendo.

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