mercoledì 30 maggio 2018

Isola del Giglio



Ora che siamo di stanza a Tarquinia possiamo esplorare tutto intorno più facilmente. Cominciamo dall'Isola del Giglio, ché è tanto che volevamo andarci.


La parte più difficile è arrivare in orario a Porto Santo Stefano, trovare parcheggio e fare la fila per il biglietto: fatte queste tre cose, sei a cavallo, anzi, a traghetto! Beh, a dirla tutta non è finita qui: giunti sull'isola devi prende l'autobus per andare dalla parte opposta, ché al porto c'è solo una spiaggetta microscopica. Ma una volta arrivati a Campese...

A Campese si comprende perché il Giglio sia un luogo tanto rinomato per le sue bellezze: l'acqua è stupenda, c'è una grande spiaggia chiara, un porticciolo con poche barche, un piccolo borgo, un castello sul mare...

...e il castello si può anche esplorare, almeno in parte...
...e solo le sue strutture esterne, perché si tratta di un lussuoso residence.

Non metto il telefono della società milanese che gestisce l'accoglienza: non credo abbiano bisogno di pubblicità e comunque Internet ti permette agevolmente di trovare anche questo, all'occorrenza.


Sì, è vero che un posto non va giudicato in una perfetta giornata di fine Maggio, quando ancora non ci sono mille turisti a contendersi l'ultimo pezzo di pizza (ah, niente male la pizza di qui!), quando le correnti giuste rendo l'acqua cristallina, quando ci si può aggirare felici per stradine e vicoli deserti o sorridersi come ragazzi, bevendo birra gelata sugli scogli. Non sarebbe onesto. E in tutta onestà dobbiamo dirti che nel pomeriggio abbiamo visto cose irriferibili trasportate dalla corrente sbagliata, quella che sicuramente non viene da un posto così bello! speriamo si sia trattato di una congiuntura sfavorevole, ma non ci speriamo troppo...
Va be', facciamo finta che sia tutto perfetto e cerchiamo di non cogliere segnali negativi. Anche perché oggi è la nostra festa! C'è persino un amico che ci viene a salutare al ritorno sul traghetto, anche se non sembra molto disinteressato: avrà adocchiato i nostri crackers?

sabato 26 maggio 2018

Basta con le sagre!


Siamo dei grandi appassionati di sagre e fiere paesane. O meglio lo eravamo. Non per colpa nostra: non abbiamo cambiato gusti, sono le sagre ad essere cambiate! Fino a pochi anni fa le sagre - almeno quelle che noi frequentavamo - avevano caratteristiche comuni, punti fermi che apprezzavamo molto: atmosfera rilassata e informale, anche se la festa si svolgeva in un famoso luogo di villeggiatura, buona musica, con preferenza per le orchestrine di liscio, bancarelle di artigianato e prodotti del territorio, ottimo cibo, con ovvia preferenza per le specialità locali e prezzi bassi. Da sagra, appunto.
Da qualche tempo non è più così: siamo capitati in sagre dove la gente si aggira fra stand di articoli cinesi, inebetita da musica skifa mandata a volume altissimo, costretta a mangiare orrendi hamburger finto macdonald a prezzi da ristorante stellato, impossibilitata a rilassasi o a scambiare due parole. Chi soffre di più sono gli anziani, abituati a incontrarsi in queste occasioni, stare in panchina a guardare la gente che passa, ascoltare la banda e fare un giro di mazurca.
Ma la cosa peggiore è essere presi in giro: non si può, proprio non si può fare una Sagra della Fragola dove il frutto è presente solo come marmellata che accompagna il pecorino! Non avete fragole? compratele! Non sapete come si fa il risotto alle fragole? imparate! Oppure cambiate nome e inventatevi la Sagra degli Scrocconi o la Fiera di Nientedispeciale.
Il fatto è che anche le Sagre sono diventate un business, senza regole e esentasse: un comitato organizzatore, con pochi giorni di lavoro e contando sulla partecipazione volontaria dei giovani del posto, può facilmente realizzare un bel guadagno. E chissenefrega delle fragole, degli anziani e del liscio!




domenica 20 maggio 2018

Bonjour Tarquinia



Buongiorno Tarquinia! Che bello qui! Spero che staremo insieme per un po'.
Certo che il mare è un'altra cosa! A cominciare dal profumo nell'aria, quell'aria salmastra che anche se sei distante chilometri ti fa capire che da quella parte, lì da dove sta venendo il vento, lì c'è il mare!
E che vento che c'è qui! Molti vanno di kite, che è proprio un bel vedere e certo anche molto bello da praticare, ma siamo fuori tempo massimo: dovevamo venire qualche anno fa.
Siamo d'accordo, piantiamo qui le tende. Poi se dovesse sorgere qualche problema facciamo sempre in tempo a salutarci e amici come prima, te lo diciamo da ora. Anche se con tutta questa natura a disposizione... 






domenica 13 maggio 2018

Adieu Trevignano



Addio Trevignano! Addio!
Ci siamo voluti bene, abbiamo amato i riflessi del tramonto sul tuo lago, abbiamo passeggiato a lungo per le tue strade, abbiamo odorato i tuoi fiori e adorato i tuoi cigni, abbiamo fatto amicizia con la sgarzetta che aveva fatto il nido a riva, abbiamo apprezzato i tuoi ristoranti, le tue birre (un po' meno i tuoi vini...), la vicinanza con casa, la simpatia dei tuoi abitanti, il mercatino della domenica, il cinema all'aperto e al chiuso, i concerti, il teatro in piazza... no forse quello non lo abbiamo apprezzato tanto. Insomma c'era amore! C'era. Ora sembra tutto finito: incomprensioni, rancori sopiti, piccoli dispetti... così non si può andare avanti! Ed è inutile che ora provi a far risalire le acque del lago! Troppo tardi! Bisogna avere il coraggio di chiudere qui la nostra storia.
Poi ci incontreremo di tanto e tanto, è inevitabile: come vecchi amanti ci conteremo a vicenda le rughe e sorrideremo mestamente ricordando i bei giorni passati insieme.


Ti lasciamo un fiore, la più bella rosa del nostro giardino. Adieu.


domenica 6 maggio 2018

San Giovanni Valdarno


Oggi in vista ad uno dei figli, trasferitosi - un tempo si sarebbe detto emigrato, ma ora il termine crea confusione - a San Giovanni Valdarno, ridente cittadina toscana. Forse "cittadina" non è il termine corretto per definire quel che col nome di Castel San Giovanni fu nel Trecento un presidio militare di rilievo e poi sul finire dell'Ottocento un importante centro industriale. Ma la storia passa con ferocia e durante la seconda guerra mondiale distrugge buona parte della città e delle strutture produttive. San Giovanni risorge nel dopoguerra e poi negli anni '70 anche il suo centro storico viene recuperato, così che oggi noi si possa viverlo e goderlo appieno.


Il duecentesco Palazzo Pretorio, meglio noto come Palazzo d'Arnolfo dal nome del suo architetto Arnolfo di Cambio, guarda da una parte Garbaldi, immortalato nel bronzo, e dall'altra la basilica di Santa Maria delle Grazie.
Come ti dicevo la guerra qui ha fatto danni enormi e ha portato via anche un bel pezzo della basilica, la grande cappella settecentesca, sostituita negli anni '50 da un'orribile struttura in cemento armato. L'edificio della basilica ingloba la porta di San Lorenzo e dista poco dalla più antica chiesa dedicata al santo, dove restano affreschi di Giovanni di Ser Giovanni detto lo Scheggia, il fratello veloce di Masaccio.

Masaccio che qui era di casa, anzi ci era nato e visse parte dei suoi 27 anni. Piazze, scuole, cinema e teatri sono intitolati all'illustre cittadino, e anche questa lapide che rappresenta l'opera del maestro.
Dovremo meglio indagare il luogo, che ad un primo esame risulta molto interessante, ma in futuro non dovrebbe mancare occasione.