Andare a Tuscania è diventato per noi quasi una consuetudine: oramai conosciamo gente, ci riconoscono nei negozi, ci salutano per strada. Avemmo voluto una casa fra queste mura, in altri tempi. Ci abbiamo rinunciato ma non rinunciamo affatto a venire qui abbastanza spesso per gustare gli splendidi panorami che riempiono gli sguardi e le ottime polpette che appagano gli appetiti.
Oggi siamo ancora una volta a Tuscania in compagnia degli amici di Roma: anche loro stanno diventando degli habitué. Passeggiare per queste strade dà un senso di pace e tranquillità e ci porta dritti in qualche buon ristorante: oggi si va alla Locanda di Mirandolina. Niente polpette ma cose più raffinate che possano contentare tutti i gusti.
Dopo pranzo qualcosa più di quattro passi per raggiungere San Pietro.
La facciata estremamente articolata di San Pietro si affaccia su una piazza erbosa ed è affiancata da robuste torri medioevali.
Di grande bellezza la cripta con la sua foresta di colonne. Qui la luce è un elemento fondamentale: le decine di ombre che si incrociano sul pavimento, create dai fari e dalla luce naturale che filtra dalle finestre (cosa non usuale in una cripta) creano sul pavimento di pietra un reticolo che il visitatore deve attraversare.
Poi ci spostiamo a San Giusto, un’abbazia cistercense del XII secolo, acquistata da un ingegnere bolognese nel 1990 che ne ha fatto un agriturismo dopo un attento e rispettoso restauro, pur lasciandola visitabile. Almeno, ogni volta che ci siamo aggirati da queste parti nessuno è venuto ad allontanarci.
Splendido il grande chiostro che ancora risuona delle preghiere dei monaci e conserva una sacra atmosfera di tranquillità. Sempre che non vi si svolgano eventi e cerimonie.
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