venerdì 28 giugno 2019

Mali Lošinj, Croazia


E' l'alba.


Veniamo destati da un traffico insolito: una flotta di pescherecci sfila davanti alla nostra finestra diretta a sud. Li contiamo: sono 38.


Non intendevamo svegliarci così presto ma visto che ormai è fatta, tanto vale prepararsi. Alle 8 parte il traghetto per Mali Lošinj: dobbiamo raggiungere Pesaro e trovare un parcheggio intorno al porto, cosa non facile. Cioè, arrivare a Pesaro a quest'ora "insolita" non dovrebbe essere un problema, ma per il parcheggio abbiamo qualche dubbio.
Invece siamo fortunati e possiamo comodamente fermarci nei pressi di uno dei pochi bar aperti: una bella colazione è proprio quel che ci vuole per affrontare le onde. E in "sole" tre ore e mezza siamo dall'altra parte del mare, a Lussinpiccolo, in croato Mali Lošinj.
Il posto è bello, verde, curato, pulito, arioso ma trasfigurato, modificato, sovrasviluppato, adattato alla funzione di recettore turistico. Bello, verde, curato ma finto.


Ingenuamente ci aspettavamo qualcosa di diverso, di più sincero. Invece è solo il classico luogo di villeggiatura, in tutto e per tutto. E non da pochi anni. Dovremmo informarci, prima di andare in giro, ma proprio non è nella nostra maniera di affrontare i "viaggiucchi" che tanto amiamo: preferiamo andare alla ventura. E non sempre le cose sono come piacciono a noi.


Intendiamoci: Mali Lošinj non è affatto male, ci sono angoli molto belli, è un posto tranquillo (almeno in questo periodo dell'anno), il mare è pulitissimo, si mangia bene (per quel che mangiamo). E' che eravamo poco informati, anzi, per niente informati. Ma siamo contenti lo stesso.


Bisogna mettersi in cerca di particolari: sono quelli che possono rivelare la Mali Lošinj jugoslava, borgo di pescatori, la Lussinpiccolo commerciale e benestante fra le due guerre, il porto ottocentesco frequentato dall'aristocrazia austriaca.
Qualcosa inaspettatamente salta subito fuori: nei marciapiedi rifatti in pietra bianca sono incastrati i vecchi ed elaborati tombini con il nome dell'isola, Otok Losinj, Lussino. Un piccolo particolare che non manchiamo di repertare.


Come sai, noi amiamo i piccoli particolari...


...troviamo che questi "segni" siano molto più interessanti di un qualsiasi albergo lussuoso con darsena privata. Pensiamo che una vecchia porta dai modesti intarsi, dei muri ammuffiti camuffati con vernice pastello ma solo fino al primo piano, gli scuri di una finestra con un originale sistema di bloccaggio abbiano qualcosa da dire: una storia, un perché, un ingegno, un'abilità.

Lussino andrebbe "indagata" con più tempo, più calma, meno caldo (il sole picchia ferocemente, oggi) e possibilmente con un mezzo di trasporto a disposizione. Quel po' che possiamo fare lo facciamo: scopriamo che il simbolo di quest'isola è lo stesso di Formentera, il geco, che nel locale museo archeologico è custodita un'importante statua in bronzo del primo secolo d.C., L'Atleta di Lussino, che la popolazione locale, ancorché dedita ad attività legate al turismo, spiccica poche parole di italiano. E' probabile che non siamo una presenza numericamente importante da queste parti. O forse che antichi rancori ancora perdurino: fino al dopoguerra gli italiani erano presenti. Eccome! L'isola era stata occupata manu militari (ma senza spargimento di sangue) nel 1918 e mantenuta come possedimento dell'altra sponda sull'Adriatico fino alla costituzione della Jugoslavia.


Lasciamo a malincuore Lussino / Lošinj: non abbiamo avuto modo di vedere abbastanza. L'unica cosa sicura è che il mare qui è molto bello. Lo attraversiamo in senso inverso impiegandoci ancora più tempo dell'andata. Arriviamo in albergo un po' stanchini, dopo mezzanotte.


Ci svegliamo abbastanza tardi. Dobbiamo spicciarci ché stamattina bisogna lasciare la stanza...


...ma di sicuro non dimenticheremo di fare prima una lauta colazione.

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