sabato 29 giugno 2019

Spiaggia dei sassi neri, Conero


ATTENZIONE: questo viaggiucchio non è per tutti! Difficoltà media in discesa: bisogna solo stare attenti a non scivolare. Elevata al ritorno: una vera sfacchinata!
Non ci eravamo ancora avventurati sulle spiagge del Conero, limitandoci ad uno sguardo dall'alto: il mare da qui su sembra proprio bello, ma bisognerebbe verificare... E la verifica sarà un po' faticosa.


Venire qui di sabato a fine Giugno è come minimo imprudente. Scendere fin giù con la macchina, come allegramente suggerisce il navigatore, in questo periodo dell'anno non è possibile: un cancello sbarra la strada all'altezza del cimitero e  poi tocca andare a piedi. Il parcheggio brulica come quello di un centro commerciale sotto Natale e questo dovrebbe suggerirci qualcosa, ma noi quando iniziamo qualcosa andiamo fino in fondo! Il problema è che il "fondo" è 146 metri più in basso. Che detto così non sembra drammatico, se non fosse che la strada, prima comodamente pianeggiante, continua con dei tratti spaventosamente ripidi che dopo bisognerà ripercorrere in senso inverso. Ci consoliamo valutando poco prudente percorrere in auto questo strarupo.

Siamo un po' sfortunati: alla fine il mare che dall'alto sembrava così bello, è invece torbido e agitato: addirittura sulla riva c'è una sirena spiaggiata! E ogni centimetro quadrato di una spiaggia decisamente stretta è occupato da ombrelloni e dai rispettivi locatari: d'altronde gli occupanti delle centinaia di auto al parcheggio da qualche parte dovevano pur essere andati.


Spostarsi lungo la spiaggia non sembra una buona idea. Sì, gli ombrelloni e la folla si diradano, ma guardare in alto non è rassicurante: il costone argilloso sta franando, portandosi dietro pietre e vegetazione. Un albero, con le radici ormai penzolanti nel vuoto, è spaventosamente in bilico proprio sulla testa di un gruppo di bagnanti coraggiosi e impavidi... o scioccamente inconsapevoli.


A dir il vero non sono tutti tutti in spiaggia: una buona parte è da Silvio, il ristorante dove pur avevamo cercato di prenotare - cosa per noi insolita - ricevendo una sibillina risposta: "Non c'è bisogno di prenotazione: al massimo si fa un po' di attesa". Il "po' di attesa" non ci sembra proponibile: ci saranno cento famelici avventori che aspettano, schiumanti dalla fame. Dentro, una bolgia! Va beh, ci accontentiamo di un'insalatina al bar. Salvo scoprire in seguito che i clienti del ristorante hanno diritto ad un passaggio in pulmino su per la salitona. Rifiutiamo sdegnati l'alternativa di attendere un fantomatico autobus comunale e affrontiamo l'ascesa lenti e dignitosi: dopo una buona mezz'ora di faticoso cammino, ormai quasi in vista del parcheggio, incrociamo l'autobus in discesa...


venerdì 28 giugno 2019

Mali Lošinj, Croazia


E' l'alba.


Veniamo destati da un traffico insolito: una flotta di pescherecci sfila davanti alla nostra finestra diretta a sud. Li contiamo: sono 38.


Non intendevamo svegliarci così presto ma visto che ormai è fatta, tanto vale prepararsi. Alle 8 parte il traghetto per Mali Lošinj: dobbiamo raggiungere Pesaro e trovare un parcheggio intorno al porto, cosa non facile. Cioè, arrivare a Pesaro a quest'ora "insolita" non dovrebbe essere un problema, ma per il parcheggio abbiamo qualche dubbio.
Invece siamo fortunati e possiamo comodamente fermarci nei pressi di uno dei pochi bar aperti: una bella colazione è proprio quel che ci vuole per affrontare le onde. E in "sole" tre ore e mezza siamo dall'altra parte del mare, a Lussinpiccolo, in croato Mali Lošinj.
Il posto è bello, verde, curato, pulito, arioso ma trasfigurato, modificato, sovrasviluppato, adattato alla funzione di recettore turistico. Bello, verde, curato ma finto.


Ingenuamente ci aspettavamo qualcosa di diverso, di più sincero. Invece è solo il classico luogo di villeggiatura, in tutto e per tutto. E non da pochi anni. Dovremmo informarci, prima di andare in giro, ma proprio non è nella nostra maniera di affrontare i "viaggiucchi" che tanto amiamo: preferiamo andare alla ventura. E non sempre le cose sono come piacciono a noi.


Intendiamoci: Mali Lošinj non è affatto male, ci sono angoli molto belli, è un posto tranquillo (almeno in questo periodo dell'anno), il mare è pulitissimo, si mangia bene (per quel che mangiamo). E' che eravamo poco informati, anzi, per niente informati. Ma siamo contenti lo stesso.


Bisogna mettersi in cerca di particolari: sono quelli che possono rivelare la Mali Lošinj jugoslava, borgo di pescatori, la Lussinpiccolo commerciale e benestante fra le due guerre, il porto ottocentesco frequentato dall'aristocrazia austriaca.
Qualcosa inaspettatamente salta subito fuori: nei marciapiedi rifatti in pietra bianca sono incastrati i vecchi ed elaborati tombini con il nome dell'isola, Otok Losinj, Lussino. Un piccolo particolare che non manchiamo di repertare.


Come sai, noi amiamo i piccoli particolari...


...troviamo che questi "segni" siano molto più interessanti di un qualsiasi albergo lussuoso con darsena privata. Pensiamo che una vecchia porta dai modesti intarsi, dei muri ammuffiti camuffati con vernice pastello ma solo fino al primo piano, gli scuri di una finestra con un originale sistema di bloccaggio abbiano qualcosa da dire: una storia, un perché, un ingegno, un'abilità.

Lussino andrebbe "indagata" con più tempo, più calma, meno caldo (il sole picchia ferocemente, oggi) e possibilmente con un mezzo di trasporto a disposizione. Quel po' che possiamo fare lo facciamo: scopriamo che il simbolo di quest'isola è lo stesso di Formentera, il geco, che nel locale museo archeologico è custodita un'importante statua in bronzo del primo secolo d.C., L'Atleta di Lussino, che la popolazione locale, ancorché dedita ad attività legate al turismo, spiccica poche parole di italiano. E' probabile che non siamo una presenza numericamente importante da queste parti. O forse che antichi rancori ancora perdurino: fino al dopoguerra gli italiani erano presenti. Eccome! L'isola era stata occupata manu militari (ma senza spargimento di sangue) nel 1918 e mantenuta come possedimento dell'altra sponda sull'Adriatico fino alla costituzione della Jugoslavia.


Lasciamo a malincuore Lussino / Lošinj: non abbiamo avuto modo di vedere abbastanza. L'unica cosa sicura è che il mare qui è molto bello. Lo attraversiamo in senso inverso impiegandoci ancora più tempo dell'andata. Arriviamo in albergo un po' stanchini, dopo mezzanotte.


Ci svegliamo abbastanza tardi. Dobbiamo spicciarci ché stamattina bisogna lasciare la stanza...


...ma di sicuro non dimenticheremo di fare prima una lauta colazione.

martedì 25 giugno 2019

Fano



A Fano ci andiamo da Urbino, prima con due amici, per poi tornarci da soli il giorno appresso e fermarci un po' e girare nei dintorni. Dintorni abbastanza allargati, perché come scoprirai nel post successivo ci sposteremo anche dall'altra parte del mare.
La prima volta abbiamo uno scopo preciso: tornare dopo quasi dieci anni da Maria a mangiare lo squisito pesce dell'Adriatico! E sì, ne è passato di tempo: siamo stati qui l'ultima volta con Giovanni. E' passato il tempo anche per Maria che ci confessa candidamente di avere ormai 86 anni! Ma è ancora attivissima: è lei che sta in cucina, decide se il "barchino" ha portato il pesce che la soddisfa, altrimenti il ristorante non apre, nel caso prende le prenotazioni e fa i conti.
A servire al tavolo è sempre la figlia Domenica, gentilissima, attenta, una malcelata vena artistica che esprime nell'eclettico arredamento del locale.


Da Maria il pesce è cotto al vapore: un po' di prezzemolo, un filo d'olio, ma di quello buono di un piccolo produttore della zona, due pomodorini, poca cipolla. Sapori a cui non siamo più abituati mangiando pesce sempre più o meno elaborato. Il rigore e la freschezza dei prodotti qui sono di casa e Maria ne è la guardiana inflessibile: le sogliole e le "cicale" non sanno di pesce, sanno di mare!

Un'altra gloria dell'Adriatico è il brodetto, un piatto povero dei pescatori di qui che utilizzavano il pescato difficile da vendere per la bassa qualità o le dimensioni troppo piccole dei pesci. Una zuppa che lungo il Tirreno è in genere più ricca e con "pezzature" più generose, ma che sull'Adriatico ha un sapore e un profumo che non possono far sorgere dubbi: è brodetto! E questo di Maria è eccellente.


Il giorno dopo si torna a Fano, ma non da Maria, ché una volta va bene, ma la seconda non ce la possiamo permettere. D'altronde qui non mancano i ristoranti di pesce: ne scegliamo uno "particolare". Siamo su un battello, un vero battello ancorato nel porto, accanto ai pescherecci che partiranno all'alba per rifornire il mercato di prodotto fresco. E nel piatto troviamo del buon pescato di ieri. Come facciamo a saperlo? Quasi difronte c'è l'enorme locale dove riescono a mangiare in stile mensa aziendale centinaia di persone contemporaneamente: Pesce Azzurro, della cooperativa pescatori di Fano. Questa barca, che prima si chiamava Scimitar, ora è gestita dalla stessa cooperativa. Dal produttore al consumatore: pesce più fresco di così...


Il porto a quest'ora ha un fascino che non ha eguali: è molto romantico stare qui appoggiati alla balaustra a guardare le luci che si accendono una dopo l'altra, gli scafi che dondolano dolcemente nell'acqua.


Certo, si potrebbe mangiare in questa elegante sala, ma è bellissimo stare fuori, nell'aria tiepida della sera.


La flotta è schierata: venerdì prossimo la vedremo sfilare all'alba davanti alla nostra finestra.


Dopo una buona (ed economica) cena, l'ideale è fare due passi per il paese: è l'ultima settimana di Giugno, eppure c'è già molta gente in giro. Anche questo è molto piacevole: non c'è niente di più squallido di un posto come questo quando non c'è nessuno. E non c'è niente di peggio di quando c'è troppa gente.
Attraversiamo il canale sul "finto-Calatrava" che ci permette di raggiungere il grande piazzale sul lato opposto.


Qui possiamo scattare qualche foto che ci piace: la sera a Fano si possono trovare scorci molto interessanti.


Al mattino scopriamo che anche dalla nostra stanza c'è una vista notevole.


domenica 23 giugno 2019

Urbania


A Urbania ci siamo stati ciascuno per proprio conto: una buona occasione per unire le nostre esperienze e confrontarci giocando a "Questo l'avevi visto?", gioco a quiz dove chi perde paga la cena.


La sfida non è delle più semplici: questo singolare monumento composto da vasi di ceramica sovrapposti era sfuggito a entrambi o forse prima non c'era. Eppure è proprio nella piazza principale, davanti al teatro Bramante... Invece il campanile è talmente antico e visibile che non poteva passare inosservato: un punto pari.


"Sai che la città è una piccola Bologna? Fu fatta costruire dal vescovo Guglielmo Durand - infatti prima si chiamava Casteldurante - che affidò il progetto ad architetti bolognesi. Questi riprodussero in piccolo la pianta urbana della propria città: hai visto quanti portici?" Due a uno per te.


"E tu sapevi che Urbania sorge proprio sul fiume Metauro? Prova ad affacciarti da questo ponte..."
Va be', due pari. Andiamo a mangiare da La Braverja: è talmente buono che ci torniamo anche domani sera! Ovviamente si paga alla romana.