sabato 4 maggio 2019

Forlì


A Forlì non c'eravamo mai stati: quale pretesto migliore per andarci della mostra Ottocento presso i Musei San Domenico? Oltretutto siamo già ad Urbino, a poco più di cento chilometri.
Fra di noi c'è chi non impazzisce per le mostre e per l'ottocento italiano in particolare, ma essere una coppia vuol dire anche questo: una volta si va al museo insieme e un'altra si va insieme a fare una passeggiata al mare. Questa è la volta del museo.
Un'ora e mezzo di strada e siamo comodamente e gratuitamente parcheggiati davanti al museo. Non resta che comprare a caro prezzo i nostri biglietti - ancora non siamo in età per lo sconto anziani - e goderci il tutto: come ogni volta c'è chi dice "Che fortuna che mi hai convinto a venire qui!".


Il Risorgimento italiano è stato tradotto nelle arti in molti modi e con molte sfumature: troviamo di che occupare buona parte del pomeriggio aggirandoci fra "I funerali di Britannico" di Giovanni Muzzoli e "Carlo Alberto a Oporto" di Antonio Puccinelli. Facciamo caso a quest'ultimo che appare curiosamente composto come un rebus: alla parete una mappa di Oporto, sul tavolo la foto del figlio Vittorio Emanuele II, nella mano un testo di Gioberti, del quale condivideva gli ideali. Ma poco distante ecco un altro dipinto che attira la nostra attenzione: chi sarà mai questo antenato di Riccardo Scamarcio? Scopriamo trattarsi di un giovane Pietro Mascagni qui effigiato da Vittorio Corcos in una posa moderna e anticonformista.



Molto più drammatico nella sua denuncia sociale ante litteram "L'alzaia" di Telemaco Signorini: lo sforzo degli uomini che trainano la barca, quasi bestie da tiro, contrapposti al signore in cilindro e redingotte che scruta nullafacente l'orizzonte.


A proposito di dramma, in una sala illuminata solo da sottili spot troviamo dei bellissimi bronzi: la luce radente accentua i tratti e la tragicità dei soggetti.


Ecco un marmo che non solo ha riferimenti all'ottocento ma si ricollega all'attualità dell'oggi: "Edward Jenner che prova sul figlio l'inoculazione del vaccino del vaiolo" di Giulio Monteverde dovrebbe essere mostrato a tutti i nostri antivaccinisti che nulla sanno o fingono di non sapere della vittoria sulla diffusione di malattie gravi e letali grazie all'introduzione delle vaccinazioni.
La mostra presenta molti altri pezzi di grande interesse, ma noi siamo attratti da un'opera molto particolare, una copia. Ti mostriamo qui di seguito l'originale: "Le due madri" dipinto di Giovanni Segantini considerato un capolavoro del Divisionismo.



Ma noi troviamo di gran lunga più interessante la copia, o meglio l'interpretazione che del dipinto dà Elia Armando Furbat, un giovanissimo artista che ha voluto a tutti i costi lasciare sul libro delle visite la sua opera. Veramente apprezzabile.



Lo sappiamo, questo post dovrebbe comprendere anche la descrizione di un doveroso giro per la città, ma una volta fuori dal museo la pioggia ci accompagna lungo tutto il percorso che abbiamo intrapreso, costringendoci a limitare al minimo la nostra visita - rigorosamente senza ombrello - e sospingendoci verso il parcheggio.

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