Il Bosco di Manziana lo conoscono tutti i romani, a giudicare dalla folla del sabato e domenica. La strada che lo attraversa, dritta e in piano, un tempo era carrozzabile (nel senso che potevano passarci carri e carrozze), ora è un po' sconnessa ma è pur sempre una passeggiata poco faticosa, adatta a famiglie con pupi, passeggini e nonni al seguito. Nei fine settimana ci sono piccole risse al parcheggio e file considerevoli dal vicino panettiere per procurarsi la pizza bianca, immancabile accessorio per il cammino. Senza non è proprio pensabile affrontare il bosco: ho visto grappoli di bambini arrampicati a genitori poco attenti, al grido di "Voglio anch'io la pizza!"
Problemi persino maggiori si possono riscontrare incontrando mucche che pascolano libere accompagnate dai vitellini: gli animali, normalmente mansueti, non sono affatto contenti di essere circondate da pargoli umani urlanti e possono anche prenderla male e diventare pericolose. Meglio evitare di infastidirle e convincere i bambini a non tirar loro la coda. Oltretutto, sotto la coda possono manifestarsi sgradite sorprese...Il Bosco Macchia Grande di Manziana (questo il suo nome competo) non ospita solo alberi (cerri) e bovini: l'elemento più interessante è la caldera vulcanica dalla quale veniva estratto lo zolfo. La strada che lo attraversa dirigendosi verso il mare, probabilmente era stata tracciata proprio per permettere il trasporto del minerale.
In effetti ci sarebbe un altro punto di notevole interesse: il boschetto di betulle. Molti anni fa lo visitammo ma stavolta non riusciamo a trovare questa stranezza della natura: le betulle vivono in climi freddi e non è chiaro come si trovino qui. C'è chi dice che sia un residuo dell'ultima glaciazione, a noi risulta un residuo molto residuale che non c'è modo di trovare nonostante i nostri sforzi. Che si sia estinto?
Andare a Tuscania è diventato per noi quasi una consuetudine: oramai conosciamo gente, ci riconoscono nei negozi, ci salutano per strada. Avemmo voluto una casa fra queste mura, in altri tempi. Ci abbiamo rinunciato ma non rinunciamo affatto a venire qui abbastanza spesso per gustare gli splendidi panorami che riempiono gli sguardi e le ottime polpette che appagano gli appetiti.
Oggi siamo ancora una volta a Tuscania in compagnia degli amici di Roma: anche loro stanno diventando degli habitué. Passeggiare per queste strade dà un senso di pace e tranquillità e ci porta dritti in qualche buon ristorante: oggi si va alla Locanda di Mirandolina. Niente polpette ma cose più raffinate che possano contentare tutti i gusti.
Dopo pranzo qualcosa più di quattro passi per raggiungere San Pietro.
La facciata estremamente articolata di San Pietro si affaccia su una piazza erbosa ed è affiancata da robuste torri medioevali.
Di grande bellezza la cripta con la sua foresta di colonne. Qui la luce è un elemento fondamentale: le decine di ombre che si incrociano sul pavimento, create dai fari e dalla luce naturale che filtra dalle finestre (cosa non usuale in una cripta) creano sul pavimento di pietra un reticolo che il visitatore deve attraversare.
Poi ci spostiamo a San Giusto, un’abbazia cistercense del XII secolo, acquistata da un ingegnere bolognese nel 1990 che ne ha fatto un agriturismo dopo un attento e rispettoso restauro, pur lasciandola visitabile. Almeno, ogni volta che ci siamo aggirati da queste parti nessuno è venuto ad allontanarci.
Splendido il grande chiostro che ancora risuona delle preghiere dei monaci e conserva una sacra atmosfera di tranquillità. Sempre che non vi si svolgano eventi e cerimonie.
Ci troviamo ad Orte per impegni che, una volta risolti, non ci impediscono di fare un giro alla ricerca di quel che non conosciamo di questo paese, spesso visitato. Questa sera c'è festa e il museo diocesano è già aperto. Allestito nella chiesa di San Silvestro, risalente all’XI secolo, la più antica del borgo, il museo mostra come d'obbligo antichi paramenti e oggetti di culto. Ma quel che vorremmo vedere è il prezioso mosaico della Madonna bizantina, del VIII secolo, uno dei pochi frammenti dell'Oratorio di Giovanni VII nell’antica Basilica di San Pietro in Vaticano. Siamo sfortunati: proprio quel pezzo, il più importante, è in prestito. Va be', sarà per un'altra volta.