Da Tarquinia Civitavecchia è molto vicina, ma ci arriviamo dopo un lungo e tortuoso giro per strade sterrate che sarebbe meglio risparmiarsi: è che stiamo cercando un posto che non c'è, nel senso che non è dove pensiamo che sia, anzi, scopriremo in seguito che è da tutt'altra parte...
Ma trovandoci in zona, non evitiamo certo un giro per il porto: abbiamo l'occasione di assistere alla visita ufficiale alla nave scuola a vela “El Mellah” della Marina Algerina di alte cariche militari e civili italiane: si tratta di una di quelle cerimonie indispensabili nell'ambito dei rapporti di amicizia e collaborazione che legano l'Italia agli stati che affacciano nel bacino del Mediterraneo. Sicuramente una noia mortale! Siamo molto contenti di non dover rappresentare nessun altro che noi e di poter assistere in disparte - soli e indisturbati - all'arrivo di ammiragli e generali assortiti, più un certo numero di sconosciutissimi politici nazionali, e di potercene andare appena ci siamo stufati.
Bisogna dire che il veliero in questione è bello e moderno - è stato da poco varato dai cantieri di Danzica - abbacinante nel suo "total white", ma niente a che vedere coll'Amerigo Vespucci: più di ottant'anni di storia ed eleganza separano i due vascelli ed è ovvio che per noi la Vespucci sia molto più bella.
Concludiamo assistendo alle prove dello spettacolo che si tiene in serata nella grande piazza affacciata sul mare. E visto che i musici ci risultano simpatici - forse non eccezionali, ma simpatici sì - decidiamo di fermarci per il concerto: mangiamo una pizza con il coro (non tutto: sono tanti!), e poi restiamo fino a tardi ad ascoltare "I Capolavori del Rock".
Di ritorno da Fano, prima una deviazione verso casa a salutare i gatti, poi ci dirigiamo verso Siena, non senza una tappa turistico/mangereccia a Castiglione d'Orcia, dove ci fermiamo al RitroVino. E' vero, è il nome che ci ispira, ma "l'intuito" non ci tradisce e possiamo degustare ottime specialità toscane accompagnate da un Rosa della Piana, vino che "sprigiona un’elegante florealità unita a cenni di erbe aromatiche". Per noi è più modestamente "di nostro gusto".
Dopo, un giro per Castiglione d'Orcia (cominciano ad essere un po' troppi i Castiglione che conosciamo: fortuna che c'è Viaggiucchiando per tenerne traccia), piccolo e piacevole. Siamo un po' provati dal caldo per visitare l'imponente Rocca aldobrandesca, per quel che ne resta: prima la Guerra di Siena nel XVI secolo, poi i bombardamenti dell'ultima guerra non hanno lasciato in piedi molto di quel che doveva essere un possente insediamento militare. Ci limitiamo al consueto girovagare per vicoli e piazzette.
Poi, Siena. A Siena siamo stati più volte, ma ci manca sempre qualcosa: non abbiamo visto il Palio, non abbiamo visitato tutte le contrade, ma soprattutto non abbiamo ancora visto il pavimento del Duomo. Ora, a noi non piace finanziare organizzazioni politiche e/o religiose con le quali non condividiamo idee e interessi, ma tant'è: per visitare il Duomo di Siena si deve pagare! E 15 euro a testa decisamente non sono pochi. Ci vengono in mente due o trecento cose per meglio impiegare questa cifra, invece di darla ai preti. Ma non abbiamo scelta, e perdersi un capolavoro dell'arte per una mera questione di principio ci sembra sciocco: paghiamo!
Versato l'obolo, ora possiamo godere di questo stupefacente spettacolo! Non ci sono foto che possano dare anche solo una lontana idea della magnificenza del luogo: i dettagli delle tarsie in marmo sono estremamente raffinati. La nostra attenzione cade da prima sul gran tondo delle città italiane, con Siena nel centro, l'unica porzione del gigantesco pavimento realizzata in mosaico: che ci fa a Siena la lupa che allatta Romolo e Remo? Lo ignoravamo, ma la lupa ha a che fare anche con Siena, tanto da essere il simbolo della città, perché secondo il mito Sena (che poi è divenuta Siena) fu fondata da Senio e Ascanio, figli di Remo.
Ai lati del tondo delle città, sono raffigurate dieci sibille. Impossibile fotografarle nella loro interezza senza distorcerle in maniera raccapricciante. L'unica possibilità è riprendere dei particolari, come facciamo con il volto della Sibilla Cumana, a sinistra; a destra la Sibilla Eritrea.
Giunti alla navata centrale, gli occhi non sanno dove guardare: le scene rappresentate sono gigantesche e pur ricche di dettagli. Bisogna cambiare continuamente il punto di vista, girare intorno, altrimenti non si vede che un pezzetto della Strage degli Innocenti o del Sacrificio d'Isacco.
Giriamo per un bel po' di qua e di là, andiamo avanti, torniamo indietro, guardiamo anche dietro le colonne per non sprecare neppure un centesimo di quanto speso, ma poi ne abbiamo abbastanza e ci rituffiamo nella Siena che più ci piace, a caccia di angoli e scorci che fin ora ci siamo persi. Finché, proprio sulla strada che ci porta verso il parcheggio, la vediamo: con la mano scosta la tenda, incurante della propria nudità, e il suo sguardo si perde lontano, languido e triste.
Sbarchiamo a Fano col non celato intento di goderci un po' il figlio costà alloggiato e operante. Speranza che si realizza solo in parte: l'operatore turistico sta giustamente operando e può giusto scarrozzarci in giro per le Terre Roveresche insieme ad altri turisti. Meglio che niente.
Dopo un rapido pasto sul lungomare di Fano, difronte alla piscina comunale, partiamo con un comodo pulmino per Piagge.
Siamo qui per visitare la grotta ipogea, localmente nota come Tomba Segreta, che però tomba non è e non sembra mai essere stata. L'architetto che ci accompagna - uno di coloro che la grotta hanno scoperto e studiato - ci spiega che la disposizione del luogo, la pianta e le raffigurazioni a carattere geometrico presenti sulle pareti e le volte fanno pensare a un luogo atto ad ospitare riti d'iniziazione di ordini cavallereschi o riti esoterici.
Sortiti dal freddo e umido loco, veniamo ospitati dall'azienda agricola Bruscia, a San Costanzo, che per noi ha preparato un rinfresco con degustazione dei buoni vini prodotti. Una gentile incaricata ci spiega il perché e il percome di ciò che stiamo bevendo: apprezziamo in particolare il Bru Blanc e il Lubàc e finiamo per comprarne qualche esemplare.
Alla fine una foto ricordo immortala la giornata: i due meno magri siamo noi.
Stasera è la notte della luna rossa: ci attende una lunga camminata sulla spiaggia, alla ricerca di un comodo tavolo, di un sorbetto... e di un eclissi di luna che più rossa non si può.