lunedì 26 febbraio 2018

Rignano Flaminio con la neve



Lo avevano detto, avevano avvertito, raccomandato attenzione, previsto problemi per il traffico, i rifornimenti, i carburanti e almeno per una volta ci hanno preso in pieno: prima pochi fiocchi leggeri, poi sempre più fitti e a poco a poco la bianca coltre ha ricoperto tutto, ma tutto tutto!  

Quando stamattina ci siamo svegliati la vista era abbagliante, il giardino scomparso, gli alberi trasformati in strane strutture ricoperte di ovatta. Freddo è freddo e c'è anche molto vento: guarda la neve come si sagoma su questo spigolo di muro.
Purtroppo siamo stati scettici: vedrai che poi non nevica, siamo a fine febbraio, se doveva nevicare lo faceva il mese scorso, le previsioni del tempo sono sempre esagerate...
E così non ci siamo preparati: niente scorte, niente ripari per le piante, per le macchine, per i figli, per i gatti. E ora?

Fortuna che c'è il sole e le cose col sole assumono sempre un aspetto meno problematico. Oddio, però quegli spuntoni di ghiaccio sono un po' inquietanti, a ben guardare. Meglio non affacciarsi, hai visto mai, dovessero staccarsi.
E il ghiaccio ha ricoperto rami e germogli, fiori e boccioli, ogni vegetale è compromesso: non ci aspettiamo un gran raccolto dai nostri alberi quest'anno. Le marmellate le compreremo.
Ma per ora abbiamo altri problemi: non c'è acqua e non abbiamo fatto scorte. C'è chi sta peggio: a chi manca l'elettricità, chi non può accendere il riscaldamento, chi non ha Internet, chi non può usare il telefono. A noi la neve non manca: basta raccoglierla sul davanzale e scioglierla in una pentola. Almeno si potrà cuocere la pasta.
I mici, dopo un approccio non molto convinto con la neve, si sono rintanati nelle scatole che abbiamo messo vicino al termosifone. Il problema sarà per fare i bisogni: sono abituati ad accomodarsi nei prati.
I ragazzi sono tutti via per lavoro: meglio così, almeno non devono spostarsi. Fulvio proverà domani ad affrontare la Flaminia: oggi a casa, tutto riposo, a spaccare legna per il camino!

domenica 4 febbraio 2018

Bocca Trabaria


Certe cose, prima o poi, tocca affrontarle, altrimenti rimangono nell'empireo dei miti. E se di miti si parla, per noi era un mito la Statale 73 bis, l'arduo, estenuante, pericoloso, sconsigliato Valico di Bocca Trabaria: 1049 metri slm, collega la val Tiberina alla valle del Metauro. Non poi tanto alto, si dirà. Ma siamo sul temibile Appennino umbro-marchigiano: di qua l'azzurro del Mar Tirreno, di là il soffio gelido dei Balcani. E partendo dal primo versante, con temperature e condizioni meteorologiche discrete, non c'è da stupirsi se, dopo un numero imprecisato di stretti tornanti, ci si imbatte in un paesaggio innevato.



La vista è da togliere il fiato, anche perché giunge improvvisa, pur se attesa, come si arriva nei pressi del passo.
Procediamo con cautela, anche se la strada è perfettamente pulita: abbiamo così l'occasione di vedere scorci bellissimi che in un altra stagione comunque non lascerebbero indifferenti, ma che ora sembrano disegnati con la matita su un foglio bianco.



Solo un paio di soste e solo per scattare qualche foto, ché la luce rapidamente sparisce fra le cime e vorremmo raggiungere Urbino prima che faccia completamente buio. Una passeggiata indimenticabile, ma che difficilmente ripercorreremo d'inverno.