domenica 11 novembre 2018

Sutri


Se c'è una cosa che ci piace tanto è fare da Cicerone a chi il luogo non conosce e questa è l'occasione buona: torniamo a Sutri (ci eravamo stati a fine Agosto) per accompagnare in visita il ramo napoletano della famiglia, che mostra vivo  interesse per le bellezze della zona.


Combinazione, nella spianata della zona archeologica, ai piedi del colle Savorelli, c'è un bel mercato, ancora non infestato dagli addobbi natalizi: un giro e qualche piccolo acquisto non si possono e non si vogliono evitare.


Di qui passa la Francigena (e dove non passa?) e possiamo dire di averne percorso anche noi un tratto: almeno un centinaio di metri, sufficienti a raggiungere il sacello della Madonna del parto.
La chiesa, risalente al XIII secolo, è interamente scavata nel tufo: esternamente nulla fa pensare alle presenza di un tempio. L'articolato ambiente ipogeo, se si esclude la più recente zona absidale, nel I-II secolo era molto probabilmente un luogo di culto del dio Mitra: nel pavimento è perfettamente conservata la vasca dove con un battesimo dell'acqua si iniziavano gli adepti ai misteri del culto.
Come spesso si può riscontrare, riti e luoghi sono stati mantenuti dalla religione che ha preso il sopravvento: nei secoli queste grotte hanno conservato la loro funzione e il rito iniziatico che in seguito si è svolto non è dissimile da quello originario.






Sutri ha origini molto antiche, forse risalenti all'età del bronzo. Centro agricolo e commerciale nel periodo di dominazione etrusca, fu conquistata dai Romani nel 383 a.C., dopo la caduta di Veio.

Del periodo romano si conserva l'anfiteatro scavato nel tufo, databile tra la fine del I secolo a.C. e il I d.C. È a pianta ellittica e strutturalmente simile agli anfiteatri di Capua e Siracusa. La cavea è provvista di tre ordini di gradinate, che potevano ospitare fino a novemila persone: il sistema di scale e corridoi di accesso sono ancora oggi percorribili. La struttura, abbandonata con la caduta dell’Impero Romano, fino agli inizi del XIX secolo era completamente interrata e dimenticata. Tra il 1835 e il 1838 una campagna di scavo la riportò alla luce.


Dei bravi Cicerone sarebbero stati in grado di dare personalmente queste informazioni con le quali accompagniamo le foto, ma noi invece ci limitiamo a dire "bello! bello!", mentre una gentile guida locale ci fornisce dati e date.
La passeggiata sul colle è più avventurosa: ci infiliamo nel Bosco Sacro, anche se sarebbe chiuso ai visitatori dopo che la tempesta degli scorsi giorni ha abbattuto rami e interi alberi. In realtà è l'ingresso ad essere sbarrato, ma entrando dall'uscita... si può procedere lungo un percorso esclusivo, che ci riserva sorprese: il sottobosco è disseminato di numerosissimi funghi, commestibili e non, in quantità e varietà eccezionali. Ci limitiamo a scattare qualche foto: non vorremmo rovinare la piacevole gita con una raccolta avventata... visto che fra tanti esemplari siamo in grado di riconoscere solo questa russola.


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