giovedì 27 settembre 2018

Bologna: che fico, Fico!


Me lo avessero chiesto, avrei risposto che non ci sarei andato mai e che comunque consideravo insopportabile la spettacolarizzazione del cibo. Ma me lo ha chiesto lei, l'altra metà di Viaggiucchiando, e da Fico ci siamo andati... e ci è piaciuto molto!
Sveglia all'alba per arrivare solo alle 11 a Bologna. Ci perdiamo solo un paio di volte fra gli svincoli delle tangenziali, ma alla fine raggiungiamo il parcheggio dove svetta alta la torre che segna l'ingresso del mega ultra super mercato di prodotti alimentari italiani di eccellenza indiscussa e indiscutibile. Uno spazio coperto gigantesco, in legno e vetro, dove decine e decine di stand gastronomici, produttori, ristoratori, si alternano a spazi per conferenze, aule didattiche, negozi di gadget, teatri, mostre e librerie. Ci rendiamo subito conto che nelle poche ore che abbiamo a disposizione non riusciremo mai a vedere tutto, quindi ci concentriamo sui prodotti che più ci interessano. Anche perché non c'è da visitare solo l'enorme struttura coperta, ma c'è anche l'esterno: qualche ettaro di coltivazioni, stalle, opifici, spazi espositivi, incluso un museo della civiltà contadina.



Molto interessante esaminare il documento che riporta i "valori fondanti" di questa faraonica impresa: non si può non condividerli, ma quanta sincerità c'è dietro queste parole?


Molto più sincere appaiono le antiche attrezzature in mostra all'esterno: ne abbiamo visti di musei "contadini" ma qui ci sono dei "pezzi" storicamente, tecnicamente ed esteticamente straordinari.


In mostra anche prodotti non alimentari, come questo mini alloggio con sorpresa: il letto è nell'armadio!


Altri prodotti lasciano un po' perplessi...


Non mancano i produttori di tartufi, di olio, di miele, di cioccolato, di caffè, di confetti, di... di qualsiasi cibo! L'importante è che quel che si vende venga anche prodotto in loco, nei laboratori alle spalle degli stand, separati da grandi vetrate che consentono di vedere come si lavorano i prodotti che consumiamo sulle nostre tavole... beh, magari non su tutte le tavole: qui c'è solo il meglio, quindi anche il più caro.


Ci fermiamo da Bell' Italia per pranzo: cercavamo tagliatelle alla bolognese, ma non ci dispiacciono le altre proposte nel menù, minimale ma notevole.
Continuiamo il nostro giro, provando vari prodotti e comprando a caro prezzo cose che normalmente non avremmo mai acquistato. Alla fine, riforniti di ogni bendidio, satolli e stanchi, abbandoniamo a malincuore tutto ciò. Ci torneremo? mah! l'importante è esserci stati.


sabato 15 settembre 2018

Pupaggi, Rasiglia, Foligno


Week end corto, in compagnia di Antonella e Antonio. Si parte sabato mattina per Pupaggi, piccolissimo borgo del comune di Sellano, dove siamo alloggiati presso l'agriturismo Castello di Pupaggi. Il posto è molto bello, ma ci fermiamo solo qualche minuto, giusto il tempo di farci consigliare cosa vedere in zona: lo so, non chiedere consigli è un nostro segno distintivo, ma per una volta si può.
Visitiamo Rasiglia, la Venezia dell'Umbria, un borgo molto particolare, ma oramai fin troppo noto: a quanto pare siamo fra i pochi che ancora non lo conoscevano.
Le poche case spuntano fra rivoli e ruscelli che incanalati, deviati, regolati da chiuse e paratie, arrivavano ad infilarsi sotto un edificio, dove era posizionata una ruota idraulica. Ma non si trattava di un mulino...

L'energia prodotta dall'acqua non veniva utilizzata per macinare il grano, bensì sfruttata in un laboratorio di tessitura: nel museo che ne ha preso il posto ora si sentono solo le voci ammirate dei visitatori, si scattano selfie e ci si aggira fra gli strumenti salvati dalla distruzione che l'oblio riserva alle cose che perdono il loro valore d'uso. Ma un tempo qui doveva esserci solo il fragore delle macchine all'opera: la cardatrice che districava i fiocchi, l'arcolaio che filava il filo e i pettini dei telai che tessevano la morbida lana. In mostra vediamo alcuni panni d'epoca e le "maschere" usate per imprimere disegni sui teli.
Fuori, l'acqua scorre. Ora placida, ora ruscellando, ora precipitando da piccoli salti, producendo una musica che è difficile apprezzare nella turistica confusione: qui, bisognerebbe venire di notte!


Ancora una volta cogliamo un consiglio utile, che ci porta in una frazione vicina, al ristorante Casaletto: gustiamo ottimi piatti al tartufo, che a quanto pare da queste parti non manca.
Pomeriggio in piscina, a godere di questo scorcio d'estate e poi serata a Foligno, per la sfilata della Giostra della Quintana.


Foligno è un bel paesone dove prendono le cose molto ma molto sul serio: ci sono transenne dovunque, percorsi ben definiti per il pubblico, un servizio d'ordine inflessibile che ci ordina dove sistemarci per non rovinare le inquadrature della TV locale. Consci dei propri inevitabili limiti, i rioni hanno ingaggiato attori più o meno noti come rappresentati per la sfilata! Ci sembrava un po' strano che da queste parti fossero tutti altissimi e bellissimi!
Tutti, ma proprio tutti i folignati sembrano coinvolti in un modo o nell'altro nella Giostra: ci sono persino negozi che espongono il cartello "chiuso per Quintana". Il che è veramente straordinario: ma allora non lo fate per attirare turisti e vendere calamite per il frigo con la scritta "Saluti da Foligno"? Ci credete veramente!

Stremati dalle luci e dai suoni e soprattutto da alcune ore in piedi dietro le transenne, ci concediamo una notte di sonno ristoratore e una mattinata tutta dedicata alla piscina. Anche questo è per noi una novità e ci induce a qualche piccolo ragionamento di edonismo pratico: si fa tanto per scegliere posti particolari dove soggiornare e poi si finisce col passarci solo la notte. Ma il godimento non dovrebbe essere proprio nell'usufruire dell'ospitalità, delle comodità e delle bellezze del luogo? E allora decidiamo di non muoverci da qui fino a ora di pranzo! E di farci poi coccolare con un altro pranzo delizioso! Stringozzi, gnocchetti, maialino: qui tutto profuma del tubero odoroso. Ah, quella che vedi nel piatto, nella foto sotto, non è una sfogliatella riccia, ma una patata tagliata a fettine sottilissime e infornata. Al tartufo, ovvio!