domenica 29 luglio 2018

Castiglione d'Orcia e Siena


Di ritorno da Fano, prima una deviazione verso casa a salutare i gatti, poi ci dirigiamo verso Siena, non senza una tappa turistico/mangereccia a Castiglione d'Orcia, dove ci fermiamo al RitroVino. E' vero, è il nome che ci ispira, ma "l'intuito" non ci tradisce e possiamo degustare ottime specialità toscane accompagnate da un Rosa della Piana, vino che "sprigiona un’elegante florealità unita a cenni di erbe aromatiche". Per noi è più modestamente "di nostro gusto".


Dopo, un giro per Castiglione d'Orcia (cominciano ad essere un po' troppi i Castiglione che conosciamo: fortuna che c'è Viaggiucchiando per tenerne traccia), piccolo e piacevole. Siamo un po' provati dal caldo per visitare l'imponente Rocca aldobrandesca, per quel che ne resta: prima la Guerra di Siena nel XVI secolo, poi i bombardamenti dell'ultima guerra non hanno lasciato in piedi molto di quel che doveva essere un possente insediamento militare. Ci limitiamo al consueto girovagare per vicoli e piazzette.


Poi, Siena. A Siena siamo stati più volte, ma ci manca sempre qualcosa: non abbiamo visto il Palio, non abbiamo visitato tutte le contrade, ma soprattutto non abbiamo ancora visto il pavimento del Duomo.
Ora, a noi non piace finanziare organizzazioni politiche e/o religiose con le quali non condividiamo idee e interessi, ma tant'è: per visitare il Duomo di Siena si deve pagare! E 15 euro a testa decisamente non sono pochi. Ci vengono in mente due o trecento cose per meglio impiegare questa cifra, invece di darla ai preti. Ma non abbiamo scelta, e perdersi un capolavoro dell'arte per una mera questione di principio ci sembra sciocco: paghiamo!


Versato l'obolo, ora possiamo godere di questo stupefacente spettacolo! Non ci sono foto che possano dare anche solo una lontana idea della magnificenza del luogo: i dettagli delle tarsie in marmo sono estremamente raffinati. La nostra attenzione cade da prima sul gran tondo delle città italiane, con Siena nel centro, l'unica porzione del gigantesco pavimento realizzata in mosaico: che ci fa a Siena la lupa che allatta Romolo e Remo? Lo ignoravamo, ma la lupa ha a che fare anche con Siena, tanto da essere il simbolo della città, perché secondo il mito Sena (che poi è divenuta Siena) fu fondata da Senio e Ascanio, figli di Remo.


Ai lati del tondo delle città, sono raffigurate dieci sibille.  Impossibile fotografarle nella loro interezza senza distorcerle in maniera raccapricciante. L'unica possibilità è riprendere dei particolari, come facciamo con il volto della Sibilla Cumana, a sinistra; a destra la Sibilla Eritrea.




Giunti alla navata centrale, gli occhi non sanno dove guardare: le scene rappresentate sono gigantesche e pur ricche di dettagli. Bisogna cambiare continuamente il punto di vista, girare intorno, altrimenti non si vede che un pezzetto della Strage degli Innocenti o del Sacrificio d'Isacco.
Giriamo per un bel po' di qua e di là, andiamo avanti, torniamo indietro, guardiamo anche dietro le colonne per non sprecare neppure un centesimo di quanto speso, ma poi ne abbiamo abbastanza e ci rituffiamo nella Siena che più ci piace, a caccia di angoli e scorci che fin ora ci siamo persi. Finché, proprio sulla strada che ci porta verso il parcheggio, la vediamo: con la mano scosta la tenda, incurante della propria nudità, e il suo sguardo si perde lontano, languido e triste.




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