sabato 31 maggio 2014

Scansano e Montiano


 Una giornata non eccezionale, ma il cielo non ci tradirà, anzi ci è riservato uno spettacolo che ti sveleremo a suo tempo...
Anche questo sabato per noi un po' speciale - ieri era il nostro compleanno ma lo festeggiamo oggi - ce ne andiamo in giro per la Toscana, senza spingerci troppo in là ché domani abbiamo un altro impegno importante.
Siamo in provincia di Grosseto, nella Maremma dei butteri e delle zanzare, dove ogni sasso ha una storia di almeno mill'anni! E visitiamo Scansano, che di anni ne ha molti di più: la prima notizia del centro medievale risale al 918, ma qui c'erano già stati romani ed etruschi.
 Anche se il paese presenta ora tracce di abbandono, ora qualche brutto restauro, conserva pur sempre testimonianze notevoli di un passato ricco e importante: prima contesa fra gli Aldobrandeschi e i Tolomei, poi ereditata dagli Sforza, nel XVI secolo Scansano divenne uno dei principali centri della Maremma.
 La sua importanza crebbe ancor più quando, nel 1780, venne regolamentata l'estatatura, che elevò Scansano a vice-capoluogo della provincia di Grosseto: parliamo di una sorta di migrazione stagionale, che portava gli abitanti, gli uffici, le attività della pianura, infestata dalla malaria, a trasferirsi qui su in collina nel periodo estivo, più a rischio per la malattia.
 Scanzano è comunque un paese vivo, frequentato da un turismo che forse ripropone proprio quella stagionalità che fu la sua fortuna, centro di produzione di uno dei vini toscani che più credito ha avuto negli ultimi tempi: il Morellino.
Anche la ristorazione non lascia certo a desiderare: un acqua cotta al Grottone ci regala i profumi e i sapori tipici della terra di Maremma.

Proseguiamo verso Montiano: abbiamo saputo che di qui si gode uno dei più bei panorami della zona. Ed è vero! Lo sguardo arriva fino al mare, in parte coperto dai Monti dell'Uccellina.
Purtroppo il paese non è particolarmente interessante e, anche se capitiamo nel bel mezzo di una festa, dopo un po' decidiamo di prendere la strada di casa.



Ottima scelta! Siamo ormai sulla Cimina, ai margini del bosco, quando possiamo vedere lo splendido spettacolo dei pini che "bruciano" nella luce del tramonto!


domenica 25 maggio 2014

Certaldo


 Seconda ed ultima tappa - almeno per noi - di questo viaggiucchio in Val d'Elsa è Certaldo, un piccolo borgo arroccato su una ripida altura, tanto ripida dal consigliare di accedervi in funicolare. Questa difficoltà naturale costituiva una buona assicurazione contro i nemici, un tempo quasi più numerosi che al giorno d'oggi.
 La cinta muraria è ora ingentilita dalla vite americana che sale su su fino ad avvolgere i merli, ma un tempo Certaldo era la spina nel fianco della Firenze del XII secolo: dall'alto della sua posizione strategica il paese controllava la via Francigena e i suoi traffici e i fiorentini non ne erano molto contenti, tanto da muovere guerra più volte al sistema di fortificazioni di cui Certaldo faceva parte. Finì che la occuparono nel 1198 per poi annetterla definitivamente alla repubblica di Firenze.
 La storia di Certaldo è lunga e complessa, come lo sono le storie di gran parte dei "campanili" italiani, in guerra per secoli gli uni con gli altri: non ci si meraviglia che gli italiani siano un popolo scarsamente unito, se si esclude l'amore per la nazionale di calcio.

 Ad una storia complicata corrisponde un architettura intricata e stratificata: ci mettiamo un bel po' a capire anche semplicemente la pianta del Palazzo dei Priori. E' tutto un incastro di edifici, di cui è difficile anche solo definirne l'uso: visitiamo quelle che forse sono state le prigioni femminili, o forse le cucine o chissà. Le celle degli uomini sono più facilmente individuabili: sono veramente orribili, piccole e buie, con i muri ricoperti di graffiti. Insomma gli uomini erano trattati molto peggio!
Molto più semplice "indagare" nelle vetrine ancora chiuse...

 Certaldo è il paese di Boccaccio, che qui forse nacque e sicuramente morì nel 1375: a lui sono intitolati la via principale, un resort e un ristorante. Probabilmente il grande poeta e novelliere non avrebbe troppe difficoltà a riconoscere nella Certaldo dei giorni nostri il paese dove visse. Forse neppure il bancomat così bene mimetizzato riuscirebbe a impensierirlo...
 Per onorarlo, ci fermiamo a pranzo sulla piccola terrazza di un locale che porta il nome del protagonista di uno dei suoi racconti più noti: l'Osteria di Chichibìo. Qui i quattrozampe sono ben accetti, forse in memoria della gru che di zampe ne aveva una sola...
 Il centro storico è abbastanza piccolo che sembra soffrire un po' per la presenza di tanti turisti: non c'è una salumeria, n on una merceria. Isomma, per chi ci abita la vita qui non deve essere poi facile. Ma i tanti diventano pochi se si parla con chi di turismo vive, per esempio con la simpatica artigiana che fabbrica le ceramiche "certaldesi": lei sostiene che bisognerebbe trovare "il giusto equilibrio". Ma come si fa? Quelli che per alcuni sono troppi per altri saranno sempre troppo pochi.
Terminiamo la nostra visita affacciandoci nel bel cortile di Palazzo Stiozzi Ridolfi: un intero isolato con due torri che si affacciano una su costa Alberti e l'altra su via Boccaccio. Il cortile ha un loggiato con colonne in cotto e capitelli in tufo. Il palazzo risale al XIV secolo e forse il loggiato interno ospitava il mercato.
Riprendiamo la funicolare per tornare al parcheggio e concludiamo la nostra due-giorni ripartendo verso casa: entro stasera dobbiamo votare!

sabato 24 maggio 2014

San Gimignano


 Dopo la Val d'Orcia e la Valdichiana, che abbiamo visitato la scorsa settimana, eccoci in Val d'Elsa, precisamente a San Gimignano, la città delle torri e della Vernaccia. E stavolta non siamo soli: ci accompagnano Sonia e Lucio, non nuovi ai nostri viaggiucchi. Anzi, a dirla tutta, siamo noi che accompagniamo loro, "titolari" dell'idea di venire proprio qui a San Gimignano e organizzatori del soggiorno.
 Dopo parecchi chilometri, qualche giro in tondo, dopo una sosta per pranzo presso la Birreria di Pietrafitta, giungiamo al fine all'Hotel Villa Belvedere che ospiterà noi cinque. Sì, perché con noi c'è anche William, e va a lustro di questo albergo offrire - oltre alla piacevolezza del luogo, delle camere, alla simpatia del personale, alla colazione continentale -  ospitalità gratuita agli amici pelosi.

 Passiamo il pomeriggio in giro per il paese, turisti fra una fiumana di turisti: San Gimignano è famosa per le sue architetture medievali, tanto da essere stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO e da far sì che i visitatori accorrano in massa.
Ricca e potente nel XIII secolo, adorna di 72 torri a dimostrazione della sua supremazia politica e militare, San Gimignano cadde rapidamente in declino nei secoli successivi. Paradossalmente fu questo a determinarne l'odierna fortuna, fermando come in una foto il suo aspetto medievale.
 E' difficile scegliere cosa guardare, cosa visitare, dove voltarsi, perché tutto è bello, ben tenuto, anche originale, e di paesi medioevali non ne abbiamo girati pochi! Ci lasciamo affascinare da particolari, come le colonne che sorreggono la copertura di questo "passetto", in mattoni di cotto stondati... 
...o la decorazione dei terminali in ferro dei fermi delle imposte, delle estremità delle grate, dei porta fiaccola e porta bandiera: tutti finiscono con delle testine di drago, con tanto di lingua biforcuta!
 La cosa più semplice è però immergersi nella vista che si gode da qui: la campagna toscana è sempre dolcissima, per colline e per valli. E sono molto numerosi coloro che la pensano allo stesso modo: in questa stradina gli avventori del bar sono tutti seduti spalle al muro, a sorbire cappuccini che nel prezzo - sicuramente non economico - comprendono servizio e panorama. Non c'è un tavolo libero, questa volta non scopriremo il prezzo di tanta bellezza.
 Risulta difficile credere che qui, proprio qui fra questi campi sonnacchiosi, qui fra questi filari di uva che amorevolmente premuta dona le ambrate armonie della Vernaccia, qui fra queste righe di cipressi "alti e schietti", solo poche centinaia di anni fa eserciti in armi si siano combattuti fino all'ultimo uomo.
 Risulta difficile leggere in queste architetture dorate dai raggi del tramonto temibili strumenti di difesa militare. Come i leggeri archi trilobati che nascondono la vera funzione di questa struttura aggettante posta sopra una porta della città: far piombare dall'alto pietre sugli assalitori, in modo da impedir loro l'accesso.
La sera è dolcissima: San Gimignano rischiarata dalle luci discrete dei lampioni assume un fascino che andrebbe rappresentato con strumenti fotografici migliori e anche con molta pazienza: incontriamo diversi fotoamatori muniti di cavalletto e grandangolo che attendono tranquillamente seduti per terra il risultato dei loro tentativi.
Noi che siamo meno attrezzati e più affamati ci rifugiamo all'Osteria del Carcere per gustare la cucina toscana interpretata da una milanese e un brasiliano: ti assicuro che ne vale la pena!

domenica 18 maggio 2014

Chianciano, Montepulciano, Pienza, Bagno Vignoni


Giornata lunga e impegnativa. Si comincia presto, accompagnando chi necessita di un passaggio, e proseguendo poi verso la Toscana: prima tappa Chianciano, a cavallo tra la Val d'Orcia e la fertile Valdichiana.
Arriviamo ad un'ora per noi esagerata: alle 10 siamo già in giro per il centro storico, dopo aver saltato la parte "termale", moderna, che ben poco ci interessa. Il paese è grazioso e curato, molto frequentato dai turisti che non si accontentano dei benefici termali ma vogliono anche un ristoro dell'anima. 

A Chianciano soggiornò per qualche tempo Pirandello: il grande siciliano si trovò a suo agio fra queste pietre, a rimirare uno dei panorami più belli del mondo, respirando aria fresca anche d'estate, rispettosamente ma con affetto accudito dai chiancianesi. La cittadina ne ricorda la presenza con targhe affisse nei luoghi che a lui più sono stati legati e citati nei suoi racconti Pallino e Mimì e Acqua amara: l'ospedale della Croce Verde, la casa che lo ospitò, il corso che lo vide a passeggio.
La cura che gli abitanti (molti stranieri, come vediamo dai nomi sulle porte) pongono nell'abbellire il loro paese è degna di considerazione: fiori e piante, stradine lustre, anche se non mancano pochi angoli abbandonati e disabitati.
La tappa successiva è Montepulciano. Se a Chianciano si va per le terme, qui si viene attirati dal nome di uno dei vini più noti in Italia dopo il Chianti. Nel cuore storico c'è più gente che in una strada centrale di Roma! Tutti in giro per botteghe. Molti i negozi che offrono il prodotto locale: il buon rosso dal gusto rotondo e dal profumo intenso.
Eppure basta alzare un po' il naso in aria per vedere che qui c'è molto altro. Ma tant'è: la numerosità dei turisti è talmente elevata da lasciare fisicamente poco spazio al "molto altro". Tornando indietro su una via scopriamo un colonnato che all'andata era nascosto dalla gente!

Montepulciano è proprio a misura di turista: ristoranti e trattorie, hotel, meublé e B&B, l'ospitalità qui è adeguata ad ogni esigenza. Ci sono eccellenze fuori dalla nostra portata, ma anche interessanti compromessi di grande charme, come Il Riccio, che affascina già dall'elegante ingresso: un piccolo chiostro, chiuso su un lato, fresco e tranquillo.
Pochi chilometri prima di Montepulciano avevamo adocchiato la Fattoria Pulcino, il luogo adatto per due pici e una ribollita. Rustico al punto giusto, questo antico convento ben ristrutturato ha una grande cantina e ospita un museo - collezione di oggetti disparati: mancano posti in sala, ci fanno pranzare proprio qui, fra lance e spade, alambicchi e fossili!

Ancora un po' di strada ed eccoci a Pienza, il centro di maggiore importanza artistica di tutta la Val d'Orcia: quel che era un piccolo borgo agricolo ebbe in sorte il divenire luogo di nascita di papa Pio II Piccolomini. Nel 1462 il pontefice incaricò l'architetto Bernardo Rossellino di ricostruire da capo il suo paese natale.
Il progetto venne completato solo in parte per la morte di Pio II. Ciò nonostante Pienza costituisce uno degli esempi più significativi dell'architettura del Rinascimento italiano.
Visitiamo il Duomo: l'interno, in stile gotico, a tre navate della stessa altezza, è arricchito da dipinti notevoli.

La luce penetra dai grandi finestroni e inonda la chiesa di una mistica magia: ne restiamo affascinati! Ma ciò non basta a distrarci: notiamo una profonda fenditura che percorre il pavimento e le mura, "staccando" un quarto dell'edificio dal lato dell'abside! All'esterno gli stessi segni: la parte finale della chiesa sta scivolando a valle! Ma non vediamo traccia di lavori di consolidamento: escludendo i "vetrini" di spia del danno, tutto è come se nulla fosse. Siamo perplessi...
Veniamo distolti da paesaggi mozzafiato che da qui si possono ammirare: giri in un vicolo e improvvisamente l'orizzonte si apre! Fra un cipresso e l'altro, la vista arriva sino all'Amiata... Con questo spettacolo è difficile prestare attenzione agli altri spettacoli che sono in corso, nell'ambito della manifestazione "Emporio letterario di Pienza".
Non ancora soddisfatti, ormai sulla strada per il ritorno ci fermiamo a Bagno Vignoni, un altro luogo particolare: un piccolo borgo che circonda una grande piscina termale cinquecentesca. Qui il tempo sembra fermo: intorno un paio di case sono state trasformate in alberghi, ma questo è il massimo che si è concesso al turismo. 
La strada è lunga e difficile: come si fa a non fermarsi davanti a simili panorami?
Alla fine saranno molte le soste e molte le foto: la più bella forse è questo "pettine" di cipressi, che si stende in una valletta.

venerdì 2 maggio 2014

Viterbo, San Pellegrino in fiore


 Una giornata meteorologicamente disgraziata per ospitare un evento che meriterebbe di meglio: piove e fa anche vento con un'insistenza decisamente fastidiosa. E dire che ieri è stata una giornata bellissima, calda e assolata. Ma tant'è, bisogna accontentarsi e aspettare le schiarite fra uno scroscio e l'altro per visitare il quartiere di San Pellegrino - che già ben conosciamo - in questa inusitata veste fiorita.
 Appena c'è un raggio di sole azzardiamo qualche passo, ci spostiamo da un bar a un ponticello, per poi correre a ripararci sotto un ombrellone che tiene in qualche modo all'asciutto una bancarella.  I poveri fiori sono un po' ciancicati dalle intemperie e solo nei luoghi riparati dal vento si mostrano ancora in tutta la loro bellezza. In uno slargo vicino piazza della Morte (che brutto nome per un luogo così gradevole, solitamente pieno di gente, di bar, camerieri, tavolini, uno dei posti dove incontrarsi a Viterbo), c'è un'ardita installazione in bambù: un mazzo di altissime canne che oscillano al vento e riempiono questo spazio già grazioso di suo.
 Scattiamo qualche foto, ma si potrebbe fare di meglio per documentare la festa dei fiori: l'addobbo è sontuoso e si estende anche in alcune strade laterali, persino in qualche cantina che accoglie fra le sue porte prato d'erba e fiori, creando quasi una cornice. Siamo colpiti dalla cura che è stata messa nell'allestire tutto quanto.
Aspettiamo che Federico faccia una pausa dal suo lavoro per gustare insieme lo spettacolo che lui, impegnatissimo in questi giorni di festa, non ha potuto neppure sbirciare. Ne vale la pena ed è un bel modo per rilassarsi dopo ore di stress.

 C'è chi non fa caso più di tanto all'acqua che ci inzuppa le giacche e mantiene il suo aplomb: siamo ad una fiera dei fiori? Bene, compriamone tanti e fa nulla se sono un po' sciupati. E sorridiamo, soprattutto, che è un giorno di festa! E' questo lo spirito dei veri viaggiucchiatori, che non dovrebbe mai lasciare spazio a sentimenti meno positivi, anche se piove a catinelle.

giovedì 1 maggio 2014

Tivoli, Villa Gregoriana


La Grande Cascata di Villa Gregoriana sbuca tutt' a un tratto nel verde paesaggio che costeggia la strada che da Marcellina porta a Tivoli: è una sorpresa! Uno spettacolo fantastico! Non si tratta delle solite cascatelle micragnose alle quali siamo abituati, ma di uno dei salti più alti d'Italia, con una notevole portata d'acqua.
Stupisce l'ambiente circostante: un paesaggio lussureggiante e quasi privo di costruzioni. Il colpo d'occhio che si riesce ad isolare è molto particolare, considerando che siamo in un grande e popoloso comune della provincia di Roma e che si tratta di un opera dell'uomo.
Bisogna dire che si tratta di un manufatto "riduttivo": la cascata originata dal fiume Aniene, che si buttava nella Valle dell'Inferno, un tempo doveva essere veramente spaventosa, come puoi vedere in questo dipinto del 1750 di Dietrich, intitolato Wasserfälle in Tivoli.
La posizione strategica del luogo suggerì di costruire comunque Tibur su questo sperone roccioso difeso naturalmente: qui sorsero l'acropoli e l'abitato antico. Una collocazione militarmente ed economicamente tanto importante da mettere in secondo piano le enormi difficoltà idrogeologiche da affrontare.
Nei secoli Tibur subì più volte la furia delle acque, finché nel 1826 papa Gregorio XVI,  dopo l'ennesima alluvione, decise di finanziare una colossale opera di canalizzazione delle acque. Fu così scavato un doppio tunnel per deviare il corso del fiume e farlo sfociare più in basso, fuori pericolo, modificando completamente l'aspetto della zona.
Il lavoro "accessorio" fu la sistemazione della valle che divenne Villa Gregoriana.
In anni più recenti fu costruita una diga per servire una centrale idroelettrica. A ciò si è aggiunto una minore portata dell'Aniene, intercettato più a monte per scopi irrigui. Tutto ciò ha ovviamente comportato una drastica riduzione della acque.

Eppure la grande cascata di Tivoli ci appare oggi ricca e suggestiva! Uno spettacolo splendido e uno scenario ideale per il nostro pic-nic del 1° maggio. Nonostante i numerosissimi visitatori, a tutti è dato di trovare una panchina, un praticello, un vecchio tronco o una roccia dove sedersi ad addentare i suoi panini.
Il paesaggio è estremamente vario e curato: non solo la grande cascata ma anche salti minori e terribili inghiottitoi dove le acque precipitano, una galleria "finestrata" per spostarsi comodamente lungo un versante altrimenti inaccessibile, splendidi giganti arborei che crescono altissimi dal fondo valle in cerca della luce.
E' il Fondo Ambiente Italiano che gestisce la villa, riaperta al pubblico solo da nove anni dopo un lungo oblio. Benemeriti! Che siano di esempio! Non possiamo non iscriverci all'associazione che ci permette di ammirare tanta bellezza!
Lo spettacolo più suggestivo è certo l'arcobaleno che si forma alla base della grande cascata: i "wonderful" e gli "anvedi che roba" dei tanti turisti si sprecano. Ma sono gli "ooooh" di meraviglia dei giapponesi - forse i più sensibili alla magnificenza del luogo - che più ci inorgogliscono: visto che roba? Eh, ragazzi, è l'Italia! Queste cose si vedono solo qui!
A dire il vero noi non potremmo proprio parlare: sono più di trent'anni che viviamo a pochi chilometri da qui e non avevamo mai buttato l'occhio su questa bellezza! Peggio, siamo venuti più volte a Tivoli, ma siamo arrivati sempre dalla parte "sbagliata", ignorando completamente lo spettacolo delle acque, le belle rovine della villa di Manlio Vopisco, lo splendore di questa valle.
Dobbiamo fare ammenda e documentarci di più quando andiamo in giro: pensare che c'è gente che fa decine di migliaia di chilometri per venire qui... Ma noi queste cose ai giapponesi non gliele diciamo, eh!